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Niente, è finita, Davide Astori non c’è più. 31 anni compiuti lo scorso 7 gennaio, il difensore della Fiorentina è stato trovato senza vita nella camera dell’albergo Là di Moret dove i viola alloggiavano in vista del match di Serie A contro l’Udinese. Il decesso dovrebbe essere stato causato da un arresto cardiocircolatorio nella notte.
Il mondo del calcio piange un ragazzo umile, mai sopra le righe, che con il lavoro era arrivato a conquistare la fascia da capitano del club di Firenze in appena due stagioni.
GLI ESORDI – Nato a San Giovanni Bianco, comune in provincia di Bergamo, nel 1987, Astori tira i primi calci al pallone nel Ponte San Pietro per poi essere prelevato dal Milan nel quale completa il percorso nelle giovanili. Il prestito al Pizzighettone gli permette di esordire tra i professionisti segnando anche il primo gol. L’anno successivo, l’estate 2007, nuovo prestito alla Cremonese: lì lo nota il Cagliari che se ne innamora e sborsando 1,2 milioni di euro lo acquista in comproprietà dal Milan, il quale ne deteneva ancora il cartellino.
IL SOGNO – In rossoblu Astori si presenta e si afferma nel grande calcio: in sei stagioni il giocatore colleziona 179 presenze e 3 gol conquistando la Nazionale. Il tutto contraddistinto dalla serietà e la professionalità che ne fanno un uomo stimato pieno di amici sparsi anche nelle squadre in cui non ha mai militato.
LA CAPITALE – Gli anni d’oro con i sardi attirano la Roma, che lo prende e gli dà spazio nella stagione 2014/15: la Roma di Rudi Garcia, arrivata seconda in campionato alle spalle dell’imbattibile Juventus.
LA FASCIA – Poi la Fiorentina, l’ultima squadra, quella della maturità, della leadership. In viola Astori si impone da subito, guida i suoi in Italia e in Europa sostenuto prima da Sousa e poi da Pioli. Fino alla trasferta di Udine di questo maledetto 4 marzo 2018. Non ci saranno nuove pagine sportive da scrivere. Davide Astori ci ha lasciato. Ed è inutile aggiungere altro.