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Lo chiamavano ‘anima candida’ perché nel campo come nella vita il suo atteggiamento era tipico dei puri di cuore. Non è un caso che sia proprio Damiano Tommasi a rappresentare la categoria dei giocatori di calcio nel momento storico che più legittima l’esistenza di un’Associazione Calciatori. Mai l’Aic aveva avuto tanto senso di esserci come quest’anno. Giocare o non giocare nel bel mezzo di un’epidemia? Ad alzare la voce per primo è stato lui, Damiano Tommasi. E a paventare per primo la possibilità di uno stop del campionato è sempre stato lui, a testimonianza di quanto e perché sia necessario un sindacato (ma è la prima e ultima volta che lo chiamiamo così) anche dei ricchi e privilegiati calciatori. Con la salute non si scherza. Con la dignità e la coerenza neppure. E ce lo ha ricordato Damiano Tommasi che nel 2004/05, dopo aver saltato tutta la stagione per un gravissimo infortunio al ginocchio, decise di percepire dalla sua Roma il più basso ingaggio possibile nel calcio: 1500 euro al mese, poco rispetto ai cachet dei calciatori, nella media rispetto a quello che guadagna un tifoso. Per questo ha sempre voluto normalizzare la sua decisione, rifiutando esaltazioni e complimenti. Anche quando fu addirittura il Vaticano a congratularsi con lui con un editoriale pubblicato sull’Osservatore Romano che definì la sua scelta “insolita in un mondo in cui chi guadagna tanto insiste per guadagnare ancora di più“.
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E il 30 ottobre del 2005, al ritorno in campo in Roma-Ascoli, la standing ovation non gli fu negata da quella stessa tifoseria che quattro anni prima l’aveva criticato per un comunicato su presunti premi vittoria per la Supercoppa Italiana mai concessi al calciatori e, secondo la proprietà , mai promessi. Fu l’unico momento di tensione tra Tommasi e la Roma e i Romanisti. I tifosi non hanno mai dimenticato chi ha dato per la squadra un ginocchio (rottura del crociato anteriore, del crociato posteriore, del collaterale mediale esterno e interno, dei due menischi, infrazione dei condili e del piatto tibiale per la precisione) e per chi ha rappresentato la spina dorsale della squadra che vinse lo Scudetto. Nel 2001 Capello lo definì il giocatore più importante della squadra, in quello stesso anno riuscì ad entrare nella top 20 del Pallone d’Oro con due punti collezionati, il che vuol dire che per uno dei 51 votanti, Damiano Tommasi nel 2001 era stato il quarto giocatore più forte al mondo. Non male. Ma neppure sorprendente per un giocatore di cui spesso si parla per i meriti morali fuori dal campo sottovalutando quanto rappresentato sul rettangolo di gioco. D’altronde venticinque presenze in Nazionale non sono un caso. L’onore di rappresentare la propria categoria nel momento più difficile dello sport del dopoguerra nemmeno.
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