Stadio dei Cipressi, Stadio dei Centomila, Stadio Olimpico. E ancora: Stadio della Rondinella, Stadio Nazionale, Stadio Flaminio. Cambiano i nomi, ma dal dopoguerra ad oggi gli stadi di calcio della città di Roma restano due. Uno per le due squadre, Roma e Lazio, l’altro in stato di abbandono da 13 anni. Se tutto andrà come deve andare, gli impianti diventeranno tre. La Roma – che non ha uno stadio di proprietà dal giugno 1940, quando il leggendario Campo Testaccio venne demolito – ha deciso di puntare sull’area di Pietralata, mentre la Lazio sogna di riappropriarsi dello stadio Flaminio, che sorge in una parte dell’area della Rondinella, l’impianto utilizzato dal club biancoceleste dal 1914 fino al 1931 (ma con allenamenti fino al 1957).
LA CRONISTORIA DEI PROGETTI STADI A ROMA
DINO VIOLA E LO STADIO A MAGLIANA
Nel gennaio del 1987 Dino Viola incontrò il Sindaco Signorello per il progetto di un nuovo stadio in zona Magliana. Un impianto con minimo 75.000 spettatori (ma si ipotizzò la capienza a 100.000), parcheggi per 20.000 vetture, centro commerciale e ristoranti. L’idea fu ripresa nel 1994 da Franco Sensi: “Basta con l’Olimpico – disse -, mi sembra giunto il momento di avere uno stadio tutto nostro, ovviamente da dividere con la Lazio se vorrà partecipare alla costruzione”, disse. L’idea di un impianto in comune con i biancocelesti (peraltro d’attualità oggi a Milano tra Milan e Inter) fu ripreso più avanti.
CRAGNOTTI E SENSI PER LA GESTIONE DELL’OLIMPICO
Per una volta uniti, con una stretta di mano vigorosa. L’idea ambiziosa di Sergio Cragnotti e Franco Sensi nel maggio 2001 riguardò la gestione per 99 anni dello stadio Olimpico. Le alternative non mancarono: “Siamo pronti con la Lazio a costruirci un nostro stadio in un altro punto della città ”, disse Sensi, mentre Cragnotti fu ancora più deciso: “Pronti ad andare a giocare fuori, il nostro non è un bluff”. Una serie di dietrofront delle istituzioni logorò l’alleanza. Già nel 2003, dopo l’uscita di scena di Cragnotti, le posizioni dei due club erano più distanti. E in casa biancoceleste si tornò a parlare con insistenza del Flaminio.
STADIO DELLE AQUILE, L’IDEA DI LOTITO
Era il 2005. Il primo cavallo di battaglia di Claudio Lotito alla guida della Lazio fu un progetto di stadio da 55.000 posti e un impianto multifunzionale destinato alle altre sezioni della polisportiva biancoceleste. Il nome era provvisorio, ‘Stadio delle Aquile’, in vista di una cessione futura dei naming rights. La Lazio si affidò alla società Ama Group, ma il nodo irrisolto fu rappresentato dalla location. Lotito puntava a costruire l’impianto su alcuni terreni sulla Tiberina (Roma Nord), ma il Comune non aprì mai a quell’ipotesi. Le alternative, Valmontone e Fiumicino, non convinsero mai pienamente il club biancoceleste.
STADIO FRANCO SENSI
Settembre 2009, Rosella Sensi presentò insieme al Sindaco Alemanno e al Governatore Marrazzo il progetto dello ‘Stadio Franco Sensi’. Un’idea affascinante portata avanti dalla nipote dell’uomo che progettò Campo Testaccio, Silvio Sensi. L’impianto sarebbe dovuto nascere nella zona della Massimina. Progetto di stadio all’inglese, con tribune attaccate al campo, pannelli fotovoltaici, doppia copertura, capienza di 55.000 posti estendibili a 60.000. Francesco Totti disse: “Spero di poterci giocare, un giorno. Giocare fino a 40 anni? Per carità , già 38 sono troppi…”. Lo stadio non fu mai costruito, in compenso il mitico capitano giallorosso si ritirò proprio a 40 anni.
L’ODISSEA TOR DI VALLE
Nel dicembre 2012, ad Orlando in Florida, James Pallotta e il costruttore Luca Parnasi, proprietario del terreno, ufficializzarono l’accordo per la costruzione di uno stadio di proprietà nell’area di Tor di Valle dove sorge il noto ippodromo. Il 4 settembre 2014 la Giunta Capitolina stabilì il riconoscimento di pubblico interesse, ma nel 2015 finì l’era Marino. Le successive elezioni furono vinte da Virginia Raggi, dal principio critica sul progetto originario presentato dal club giallorosso, che discusse con la nuova amministrazione un taglio delle cubature. Nel febbraio 2017 le parti raggiunsero una nuova intesa, ma l’inchiesta sul progetto (che portò all’arresto dello stesso Parnasi) diede una prima picconata al percorso stadio, che finì definitivamente nel 2021 con la revoca del pubblico interesse. La nuova proprietà giallorossa, Friedkin Group, infatti, decise di non andare avanti con l’iter, preferendo esplorare altre opzioni.
PIETRALATA IL NUOVO CAPITOLO
Il 3 ottobre 2022 la Roma presentò uno studio di fattibilità per la realizzazione e gestione in Project Financing di un nuovo stadio di calcio in zona Pietralata. Nel maggio 2023 l’Assemblea Capitolina, con 33 voti favorevoli e 3 astenuti, approvò la delibera che sancisce il pubblico interesse. Il progetto prevede la capienza complessiva di 55.000 posti estendibile a 62.000, con 7.000 posti utilizzabili su richiesta per specifici eventi. Il costo complessivo dell’operazione ammonta a circa 528 milioni di euro, di cui circa 100 Mln per i parcheggi e 20 Mln per le urbanizzazioni. Il Comune attende il progetto definitivo.
RITORNO DI FIAMMA PER IL FLAMINIO
Dopo averlo scartato negli anni precedenti, Claudio Lotito è tornato a ragionare con interesse al progetto di restituire il Flaminio alla Lazio. E per la prima volta ha mosso anche passi concreti, presentando uno studio di prefattibilità sull’impianto che versa in stato di abbandono da 13 anni. “Quello di Lotito e della sua squadra è un bel programma, siamo soddisfatti – ha detto il Sindaco Gualtieri – Ovviamente dovrà essere esaminato nel dettaglio, ma siamo contenti che sia stato preannunciata la proposta che innescherà la procedura”. Durante la cena di Natale con i dipendenti, la società ha anche presentato un primo rendering del progetto.