E’ una storia vecchia, ma ogni anno si arricchisce costantemente di un nuovo capitolo: la love story tra Daniele De Rossi e il cartellino rosso per una sua follia. Anche oggi a Marassi il centrocampista giallorosso ha perso la testa ed è stato cacciato dal terreno di gioco dopo una manata a Lapadula, un tipo di episodio già visto più volte, con la gomitata che squarciò lo zigomo a McBride al Mondiale 2006 come caso esemplare.
Il regista della Roma è da tempo uno dei più quotati in Italia e sono tante le partite dei giallorossi e dell’Italia che sono state decise in positivo dal numero 16. A far da contraltare, però, i tantissimi episodi che lo hanno visto protagonista di vere e proprie follie, gomitate, pugni e reazioni fuori luogo che gli hanno rimediato un’espulsione, in diversi casi mentre la propria squadra era in vantaggio, mettendo a repentaglio la partita della Roma.
LA PRIMA VOLTA – Il primo caso De Rossi – che ancora non poteva essere definito tale – è datato 19 ottobre 2004, quando il centrocampista aveva appena vent’anni: all’87’ si era fatto cacciare per un rosso diretto a Leverkusen, il primo dei 15 rimediati. Il primo in campionato è dell’anno successivo, nella disfatta di Cagliari: 3-0 finale indirizzato dall’espulsione diretta sventolata in faccia al 58′. Pugni e gomitate intenzionale, spesso a palla lontana o dopo un battibecco con un avversario: il caso più famoso è quello della gomitata a McBride al Mondiale 2006, nell’unico match in cui l’Italia non riuscì a vincere prima di alzare al cielo la coppa del mondo, con De Rossi protagonista in finale dopo quattro giornate di stop.
IL DERBY – E l’equazione che mette in relazione una sua espulsione con la sconfitta dei giallorossi è sempre resa vera. Poche incognite, l’attuale capitano della Roma è sempre stato espulso in ogni anno solare a esclusione del 2007 e 2013. Due eccezioni che conferma una regola fatta di falli violenti e reazioni spropositate, come quella nel derby del 2012: a palla lontana De Rossi diede un pugno in pieno volto a Stefano Mauri in un match che poi terminò 3-2 in favore della Lazio, con Capitan Futuro a casa nelle tre partite successive.
ICARDI E IL PORTO – Quando sembra aver placato i propri impeti e aver finalmente messo la testa a posto, De Rossi puntualmente ci ricasca: nel 2015 la seconda espulsione con la maglia della Nazionale, a Palermo, quando dopo aver segnato un rigore che poi è risultato decisivo per la vittoria contro la Bulgaria, si era fatto cacciare per una reazione nei confronti di un avversario, anch’egli espulso. E se non era stato l’arbitro a punirlo, a pensarci era stata la tecnologia nei giorni successivi, come quando colpì Mauro Icardi in pieno volto: la fece franca in campo, ma la prova tv lo inchiodò inesorabilmente. Quindi, un rosso che è costato 30 milioni alla Roma poco più di un anno fa: l’espulsione rimediata nel playoff contro il Porto, addirittura nel primo tempo. Quella partita finì 0-3 e per la squadra di Spalletti si aprirono soltanto le porte meno nobili dell’Europa League.
FEELING COL ROSSO – Era l’ultimo episodio prima di quello di oggi, reso ancor più grave dal fatto che con la tecnologia Var non si può più sfuggire agli occhi degli arbitri. La manata in faccia a Lapadula, in area di rigore e col pallone in gioco, è clamorosa, e di fatto sottrae due punti ai giallorossi, fino ad allora in vantaggio. L’ennesimo caso in cui Daniele De Rossi ha perso la testa e ha messo in difficoltà la squadra di cui adesso è capitano e uomo simbolo: un feeling evidentemente eccessivo con il rosso che si riverbera anche in questi gesti che lo hanno reso famoso anche in negativo.