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Impossibile non aver visto nelle ore che ci separano dal fischio finale di Sampdoria-Juve l’incredibile realizzazione del fuoriclasse bianconero. Al minuto 45′ Alex Sandro mette in mezzo un pallone perfetto e Ronaldo decide di lasciare la sua impronta sulla partita e, come è suo destino, su tutto il campionato: stacca di ben 71 centimetri, rimane in aria per 0,92 secondi, arriva alla quota 2,56 metri di altezza dove solo le aquile osano, e se questo non bastasse, mette il pallone sotto la traversa.
La prima impressione è che abbia sfruttato l’appoggio del malcapitato Murru. D’altronde, come è possibile levitare per quasi un secondo in aria e poi riuscire ad avere la stabilità addominale per imprimere quella forza e precisione al pallone? Impressione sbagliata, riguardando i replay. Ronaldo ha usato solo la sua forza disumana. E pensare che negli ultimi mesi per giustificare qualche partita non al meglio si era ipotizzato un calo fisico, il primo della sua carriera senza paragoni. Lui, come al solito, ha risposto sul campo.
Che il campione bianconero abbia un rapporto particolare con la forza di gravità di certo non lo si è scoperto ieri. La mente è subito andata ad un altro gesto atletico incredibile del portoghese, la rovesciata allo Stadium quando ancora vestiva la casacca del Real Madrid. Con quel capolavoro, e l’ovazione che ne è seguita, è iniziata la magia tra CR7 e il popolo bianconero, e ieri sera a Marassi probabilmente si è chiuso un cerchio. Se Ronaldo quella sera a Torino era arrivato “solo” a 2,38 metri, ieri sera si è spinto più in alto, a 2,56. Un dato che fa riflettere, un dato che ci racconta l’obiettivo di Ronaldo con la maglia della Juve: raggiungere vette più alte, vincendo quella che sarebbe la sua sesta Champions League, ma la prima in oltre venti anni per la Juventus. Impresa che gli consegnerebbe definitivamente l’immortalità sportiva.
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