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Una crisi inattesa, profonda e difficile da superare. Dopo sei giornate e neanche tre mesi di lavoro, l’avventura di Marco Giampaolo al Milan sembra già al capolinea. Fortemente voluto dal direttore tecnico Paolo Maldini, sponsorizzato da Arrigo Sacchi, il tecnico d’origine svizzera ha portato a casa appena sei punti in sei giornate, battendo di misura solo le neo promosse Brescia e Verona e collezionando quattro pesanti sconfitte contro Udinese, Inter, Torino e Fiorentina. “Ci vuole tempo”, ha ribadito Maldini dopo la debacle contro i viola. Ma la proprietà, a partire da Gordon Singer presente ieri a San Siro, è rimasta senza parole per quanto accaduto contro la squadra dell’ex Montella, un doppio salto indietro dopo la buona prestazione di Torino. “Spiegare questo passo indietro così importante è difficile”, ha ammesso lo stesso Maldini.
La sensazione dei tifosi allo stadio e davanti alla tv è stata uniforme: la squadra non ha lottato e non ha reagito, fatto mai avvenuto negli ultimi anni, in particolare quando in panchina c’era Gennaro Gattuso. Per questo, nel lungo confronto dei dirigenti andato in scena allo stadio e poi proseguito telefonicamente all’esterno, tra le opzioni finite sul tavolo è apparsa a tarda notte anche un’ipotesi incredibile, ma logica: richiamare Gattuso. Nonostante le numerose critiche ricevute nella seconda stagione a Milanello, l’ex centrocampista ha saputo traghettare il Milan durante la rivoluzione societaria ottenendo un sesto e un quinto posto, sfiorando addirittura la Champions League. La sua squadra ha lottato sino alla fine, nonostante il destino dell’allenatore (e di molti giocatori della vecchia guardia come Zapata e Abate, ma anche dello stesso Bakayoko) fosse già certo. Nel salutare la sua squadra, Gattuso ha persino rinunciato a due anni di stipendio, fatto decisamente irrituale.
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Forse per tutte queste ragioni, nella discussione tra i dirigenti del Milan a tarda notte è stata con forza avanzata l’ipotesi di un ritorno di Gattuso. Un’idea non semplice da realizzare, perché per una parte dei dirigenti rossoneri (Gazidis e Maldini) significherebbe riconoscere pubblicamente dopo pochi mesi il fallimento del nuovo progetto, partito tra mille problemi e alcune scelte difficili, se non impossibili da spiegare: un mercato fatto di scommesse interessanti (Bennacer e Leao, ma anche Theo Hernandez), ma per nulla utile alle convinzioni tattiche dell’allenatore; un tecnico incapace di adattarsi al materiale a disposizione e di guadagnare il rispetto dello spogliatoio.
Il clamoroso ritorno di Gattuso, cercato anche dal Genoa nelle ultime ore, non è comunque l’unica ipotesi vagliata dai dirigenti del Milan, ma al momento resta la principale. Perché Rudi Garcia non convince la proprietà, mentre Luciano Spalletti ha un contratto da 4 milioni di euro con l’Inter e per lui non è semplice liberarsi. Considerando il budget limitato della società rossonera, che esclude nomi importanti come Allegri e Mourinho, l’ultima ipotesi discussa dai dirigenti rossoneri porta a Claudio Ranieri. Forse la soluzione più semplice. Ma per ora il Milan continua a riflettere e Giampaolo dovrebbe restare in panchina per la prossima partita, la trasferta sul campo del Genoa in programma sabato sera, ultimo impegno prima della seconda sosta per le nazionali.
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