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Cosa è successo all’Inter di Conte? Le splendide partite estive, tra il campionato finito a un punto dalla Juventus e l’Europa League persa in una finale tiratissima contro il Siviglia, sembrano solo un ricordo sbiadito. E forse, verrebbe da pensare che quella squadra così funzionale ma allo stesso tempo incompiuta nei risultati a livello assoluto era soltanto mossa dallo stato di emergenza e dall’unione del gruppo, che ha stretto i denti seguendo alla lettera il proprio allenatore in un momento difficile per il calcio in generale.
Ed era proprio in quel contesto che trovavano spazio Gagliardini e D’Ambrosio con continuità, Candreva a destra che è ormai andato via, Godin in difesa mandato poi al caldo di Cagliari. L’Inter della nuova stagione si è data l’imperativo categorico di diventare grande e di farlo in fretta. E dunque dentro acquisti di spicco come Hakimi, Vidal e Kolarov, tre pedine importanti insieme al ritorno di Perisic dal prestito. Tutti giocatori di acclarato spessore europeo, che però fin qui non hanno risolto i problemi che già erano emersi l’anno scorso e che si sono piuttosto acuiti. La voglia di stupire di un gruppo che si è persa in un autunno deludente, al suo posto una fame di vittorie – del tutto e subito – che non va ancora di pari passo col gioco proposto. Poca efficacia in avanti e, dato davvero sorprendente, una difesa vulnerabile. I risultati non hanno premiato Conte, anche se sia in campionato che in Champions la situazione non è certo perduta. A patto di ridare un po’ di brio all’ambiente che sembra già depresso: il volto dell’Inter, per intenderci, ora è quello di Eriksen. E quello di Eriksen è lo stesso dell’Inter: spento, deluso, demotivato. Ma basta poco per accendersi.
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