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Gabriel Batistuta (1994/95), Christian Vieri (2002/03), Krzysztof Piatek (2018/19). Sono questi gli unici calciatori in grado di segnare in tutte le
prime sei presenze stagionali in un campionato di Serie A nell’era dei tre punti a vittoria. Almeno fino ad oggi, o meglio fino al 20′ di Napoli-Milan quando Zlatan Ibrahimovic ha deciso ancora una volta di lasciar parlare il fisico e non la carta d’identità nel primo di due gol che permettono ai rossoneri di vincere ancora. Il Milan di Pioli (assente per Covid) non si può più nascondere e batte anche il Napoli per 3-1 contro gli ex di turno: Gattuso che ora dovrà vedersela contro la Roma e Bakayoko, espulso al 65′ per doppia ammonizione. La firma è di Ibra, ora a quota dieci gol e in doppia cifra a nemmeno metà girone di andata. Numeri impressionanti per un 39enne che vince ogni duello contro l’altro peso massimo Koulibaly. Un Joshua vs Fury che ha incoronato Zlatan. E per il Milan ora sono venti punti in classifica: sei vittorie, ancora lo zero alla voce sconfitte, diciotto gol fatti (secondo miglior attacco), otto subiti (terza miglior difesa) e una consapevolezza che col successo del San Paolo raggiungerà i massimi storici pure per un club che vanta sette Champions League.
C’è una frenata per il Napoli. Brusca sotto il piano del risultato ma non tanto su quello della prestazione. In undici uomini il Napoli ha giocato e avrebbe meritato il gol del pareggio sull’1-0. Tante, troppe le occasioni fallite e per Gattuso c’è il rimpianto di una partita che avrebbe potuto essere indirizzata su binari diversi. Ma c’è anche un trend casalingo che inizia a destare qualche preoccupazione dopo i ko contro AZ e Sassuolo. L’ultima volta che il Napoli ha perso tre partite di fila al San Paolo era il dicembre 2012 con Walter Mazzarri in panchina. Per Gattuso è ora di reagire.
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