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Ex arbitro della sezione di Torino, ex docente di religione ed educazione civica, giornalista iscritto all’albo, attivo nel campo della beneficenza. Si può descrivere così la carriera di Alfredo Trentalange, nuovo presidente dell’Aia, in poche righe. Più difficile farlo senza ricorrere alla sintesi, cercando di scoprire nel profondo un percorso all’interno degli organi sportivi che oggi porta l’ex fischietto piemontese nella carica più alta degli arbitri italiani. Finisce l’era Nicchi, inizia quella Trentalange, nel segno di quella “discontinuità” a cui si è appellato nel confronto col presidente uscente. Per anni componente della Commissione arbitrale della Fifa, precisamente dal 2012 al 2016. Prima ancora persino consulente del Comitato per l’organizzazione dei XX Giochi Olimpici invernali Torino 2006.
Ma qual è il programma? Il diktat è chiaro: “Impegno a limitare il numero di mandati per gli incarichi direttivi nazionali: 2 mandati non derogabili per il Presidente dell’AIA“. L’altra parola chiave è reclutamento ma anche comunicazione. Uno dei punti è la “rivoluzione nella comunicazione social e nell’impostazione del sito AIA“. Ma soprattutto si accenna alla possibilità di una “graduale apertura mediatica“ che potrebbe portare gli arbitri nel post partita a chiarire gli episodi più dubbi. Una rivoluzione, altro che discontinuità. Come si legge infatti “la possibilità di ‘parlare’ e comunicare anche attraverso i social media: è un’opportunità non un problema. Permette di spiegare ma anche di far capire che abbiamo Arbitri e Dirigenti culturalmente e tecnicamente preparati. È anche un modo per reperire risorse da destinare alla formazione e all’attività di base”. Ma nel programma c’è anche un riferimento al tema della violenza con la previsione di progetti di formazione intesi a garantire la prevenzione di episodi di violenza che da anni coinvolgono giovani arbitri nei settori giovanili e non solo.
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