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“Sono consapevole di allenare il club più grande del mondo, le aspettative sono alte e devo accettarlo. A Napoli stavo bene, ma tornare a Madrid è stato speciale: non avrei mai pensato che sarebbe accaduto. Berlusconi? La sua sfida era vincere in due anni e ce l’ha fatta. Abbiamo vinto la Coppa dei Campioni nel 1989 e 1990. In Italia l’ho votato, era un genio. Gli piaceva parlare di calcio, veniva sempre quando le cose andavano bene e mai quando andavano male. Voleva giocare con tre attaccanti, con Kaká, Inzaghi e Shevchenko tutti insieme. La leggenda narra che facesse lui le formazioni, ma non è vero: un presidente non mi ha mai imposto di mettere un giocatore o un altro”. Queste le dichiarazioni di Carlo Ancelotti che nel corso del programma ‘Universo Valdano’ racconta i momenti più importanti ma anche difficili della sua carriera. Tra questi l’esperienza alla Juventus: “I tifosi mi odiavano per la mia militanza al Milan, a volte dovevo uscire accompagnato dalla polizia. Non abbiamo vinto titoli, siamo arrivati secondi due volte. Tutto, però, era organizzato in maniera fantastica: non ho trascorso un bel periodo a causa del mio passato al Milan e alla Roma, ma ho imparato molto perché mi trovavo in un club di livello”. E c’è spazio per un passaggio su Calciopoli: “Mi sembrava giusto ripulire il calcio italiano. Non era un gioco pulito”.
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