In un documento di 24 pubblicato dalla Harvard Business School, il presidente del Milan Gerry Cardinale ha rilasciato una serie di dichiarazioni in merito all’acquisto del club e agli obiettivi a breve e lungo termine. Cardinale ha poi parlato anche della scelta di affidarsi a uomini come Giorgio Furlani e Zlatan Ibrahimovic, oltre che di una questione delicata come quella dello stadio. Di seguito le sue dichiarazioni, riportate da MilanNews.it
Sulla scelta di comprare il Milan
“Quando abbiamo acquistato il Milan ho ricevuto tante chiamate da parte di proprietari di squadre sportive americane. Mi dicevano che ero pazzo, che non si potevano fare affari in Italia così come non si potevano fare soldi nel calcio europeo. La verità è che la maggior parte di coloro che investono in società sportive lo fanno perché sono coinvolti emotivamente e pur di vincere spendono troppo, guidati dalla convinzione che schierare una squadra di stelle sia correlato alla vittoria”.
Sulle difficoltà in Italia
“Ho smesso di leggere i giornali perché possono inventarsi tutto. I media spesso non aiutano, e nemmeno il governo, che di recente ha tolto i vantaggi fiscali che ricevevamo quando pagavamo i giocatori, rendendo ancora più complicato per noi competere con altri campionati. Non capiscono che il calcio è una delle più grandi esportazioni dell’Italia”.
L’aspetto economico e i tifosi
“Abbiamo acquistato il Milan per una cifra pari a 3,6 volte i ricavi del club. Per fare un paragone, i nuovi proprietari del Chelsea hanno comprato il club per un multiplo di sette volte i ricavi se consideriamo l’earn out. Penso che il Milan abbia il potenziale per diventare un’azienda da 5 miliardi di euro.
La passione dei tifosi è stata incredibile: non mi era mai capitato di vedere niente del genere. Ho mandato le foto della vittoria dello scudetto al mio team a New York e ho gli ho detto che facessero meglio a prepararsi”.
Sulla vendita di Tonali
“L’abbiamo venduto perché abbiamo ricevuto un’ottima offerta, non perché ne avessimo bisogno. Non vendiamo per necessità, ma per opportunismo: in quel caso abbiamo fatto una valutazione rischio-rendimento. E grazie ai 70 milioni di euro incassati, più un earn-out di 10 milioni, abbiamo acquistato sei nuovi giocatori e rinnovato completamente la squadra”.
Sullo stadio
“Ristrutturare significativamente il nostro impianto esistente è una possibilità, ma considerando quanto costerebbe la ristrutturazione, potremmo probabilmente costruirne completamente nuovo, che rifletta lo status attuale di questi club come società di intrattenimento per eventi dal vivo. Il problema è che costruire stadi in Italia è una sfida. Non stiamo ricevendo molto aiuto dal Comune per ottenere le approvazioni urbanistiche nella nostra posizione preferita. Inoltre sto ancora cercando di affrontare il disallineamento tra la costruzione di uno stadio in stile americano e l’impossibilità di applicare prezzi in stile americano”.
Su Furlani e Ibra
“Giorgio pensa come facciamo noi in RedBird. Per il calcio europeo è un unicum: è giovane, ha una formazione da investitore ed è italiano ma con una formazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Non lo sto dando in pasto ai lupi. Ognuno di noi apporta qualcosa e siamo parte di un team integrato.
Ibra l’ho assunto perché cercavo persone di livello mondiale che potessero renderci migliori. La sua nomina non è una ‘vetrina’, bensì un modo per affermare che faremo le cose in modo diverso perché c’è una legittima necessità di innovazione nel gestire meglio queste risorse”.
Sul progetto e gli obiettivi
“Non sto provando ad americanizzare il Milan, bensì a introdurre alcuni elementi americani che possano portare il club al livello successivo in maniera costruttiva. Sto anche concentrando maggiore attenzione sulla Serie A. Sono curioso di vedere come possiamo aiutarli a negoziare accordi sui media internazionali. Rispetto agli Stati Uniti c’è una relazione diversa tra i proprietari delle squadre e le leghe perché qui ci sono più livelli.
Un obiettivo importante è vincere i campionati, tuttavia dobbiamo farlo in maniera intelligente. Il proprietario dell’Inter è andato in bancarotta dopo lo scudetto vinto: è questo quello che vogliamo? Capisco che i tifosi vogliano vincere il campionato ogni anno, ma per i miei investitori che si concentrano sull’apprezzamento del valore finale, il mio lavoro è posizionare l’AC Milan per lottare per lo scudetto, qualificarsi per la Champions e andare il più lontano possibile in Europa ogni anno”.