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Emilio De Leo, collaboratore tecnico di Sinisa Mihajlovic al Bologna, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport a cui ha raccontato il proprio rapporto con l’allenatore serbo partendo fin dall’inizio: “La prima volta lo vidi al ritiro della Lazio, era il mio idolo e facemmo una foto insieme. Quindici anni dopo mi ritrovai nel suo staff per la partita tra Serbia e Spagna, lui era commissario tecnico. Nell’arco di una settimana ero passato dai dilettanti a vedere nel tunnel degli spogliatoi campioni come Casillas e Sergio Ramos. Ero imbarazzato ma felice, il giorno dopo ricevetti centinaia di messaggi, un signore mi scrisse ‘Come si fa? Faccio l’operaio e voglio cambiare vita’.”
Tra le tante difficoltà causate dalla malattia di Mihajlovic, De Leo spiega: “Ci siamo dovuti organnizare, uno dei problemi era capire chi andava a parlare in sala stampa prima e dopo la partita. Il vice è Tanjga che però non parla ancora bene l’italiano, così nel pre-partita andavamo insieme e dopo andavo io. All’inizio avevo un po’ d’ansia, ma poi è passata.” Tra i tanti aneddoti, anche spazio per le indicazioni tattiche: “A Brescia stavamo perdendo e mi dice di mettere una punta in più, che non gli importava di prendere gol perchè ne avremmo fatto uno in più. Ci aiutò il rosso a Dessena ma noi ci mettemmo carattere e profondità vincendo 3-4.”
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Ormai il rapporto tra i due è più che una semplice collaborazione tecnica e De Leo ha parole al miele per Mihajlovic: “E’ una persona sempre leale e decisa, ha grande coraggio nel prendersi le proprie responsabilità e vuole essere sempre sul pezzo. Una volta eravamo in Cina in ritiro con il Milan, mi dice di guidare la prima parte di allenamento ma poi gli dico che stavo male e che forse dovevo vomitare. Sinisa mi guardò a modo suo e mi disse ‘allora vai dietro la porta, vomita e poi torna qui a fare il tuo lavoro. Mai mollare.'”
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