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“Ho avuto il virus, l’ho sottovalutato. Sono stato male. Mi sono comportato da stupido perché pensavo fosse solo influenza. Era l’8 marzo, poco prima di Juventus-Inter ho avvisato Fabio Caressa che non stavo bene ma ho fatto comunque “Il Club” in studio senza problemi, nel pomeriggio ero anche andato a vedere gli allenamenti del Como, ero tranquillo”. Inizia così l’intervista rilasciata da Beppe Bergomi, commentatore per Sky ed ex bandiera dell’Inter, a Il Giorno. L’ex difensore ha contratto il coronavirus ma ha scoperto ciò soltanto a posteriori: “Ero sereno perché in quei giorni si parlava di febbre alta e tosse secca e io non li avevo, quindi non ci avevo pensato, avevo solo un grande mal di schiena, tant’è che ho fatto anche una risonanza magnetica per vedere se fosse tutto a posto. Poi ho avuto problemi con l’olfatto, bevendo un caffè mi sono accorto che mi dava fastidio l’odore, era tutto alterato. Ero fiacco, stanco, i miei amici mi prendevano in giro ma per 25 giorni sono andato avanti in questo stato di malessere”.
Bergomi si concentra poi sul tema della ripartenza del campionato, mostrandosi scettico per quanto riguarda le linee guida del Cts: “Se con un solo positivo tutta la squadra deve andare in quarantena come fai a pensare di riprendere? Devi essere fortunato, il virus sta rallentando fortunatamente e il caldo sembra che possa favorire l’affievolirsi della carica virale, ovviamente spero che la serie A possa ripartire ma anche la responsabilità civile e penale che i club devono accollarsi, medici sportivi in prima linea, è un fattore gravoso e per me prendersi dei rischi sì ma con coscienza. La ripresa della Bundesliga sarà un banco di prova importante”.
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