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Se la Coppa Italia era stato un gustoso antipasto, è con la ripresa della Serie A che il calcio italiano può davvero parlare di ripartenza. Ad avere l'”onore” di essere le squadre protagoniste delle prima partita di campionato dopo oltre tre mesi sono Torino e Parma. Un momento tanto atteso quanto particolare, con tutte le novità che nelle scorse settimane avevamo già visto in Bundesliga e Liga: tante le misure precauzionali, immagini particolari che sicuramente passeranno alla storia. Il tutto riassumibile in tre parole: distanze, silenzio, ricordo.
DISTANZE – E’ probabilmente il punto più contraddittorio, almeno a detta di molti. Le due squadre, controllatissime nelle scorse settimane con test e tamponi, entrano in campo separatamente così come la squadra arbitrale. Niente strette di mano o scambio di gagliardetti, poi però in campo è tutto come sempre: mischie su palla inattiva, contrasti, proteste e discussioni non certo a distanza di sicurezza. Niente di nuovo sotto al sole di giugno.
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SILENZIO – E’ il fattore più assordante, volendo lanciarsi in un ossimoro. Nel corso degli anni le partite a porte chiuse erano già state disputate per vari motivi, ma stavolta l’impressione è che il silenzio abbia davvero gettato un’ombra, una patina di tristezza e “noia” rispetto a ciò che succede in campo. Mancano gli ultras, i fischi, i cori, i boati per un gol e tutto ciò che per un tifoso di calcio era scontato ed all’improvviso diventa fondamentale. La cosa che forse spaventa maggiormente è che non sappiamo quando tutto tornerà come prima: chissà che il tempo non riesca a far abituare a tutto questo anche i “puristi” più intransigenti.
RICORDO – Il minuto di silenzio per le vittime del Coronavirus, seguito dall’applauso per tutti coloro che hanno affrontato in primissima linea l’emergenza sanitaria, era davvero il minimo sindacale. Sicuramente c’è chi commenta malizioso vedendo in tutto ciò ipocrisia e falsità, ma le lacrime di Antonio Filippini durante il minuto di raccoglimento prima di Livorno-Cittadella riconciliano con un calcio più umano ed empatico, caratteristiche che spesso si credono lontane dal business dei giorni d’oggi.
Il destino poi vuole che il primo gol della “nuova” Serie A lo metta a segno Nicolas Nkoulou. Il difensore del Torino esulta inginocchiandosi con il pugno alzato, un modo ormai diventato simbolo del ricordo per George Floyd e del movimento Black Lives Matter. Un calcio contro il razzismo in un nuovo inizio: qualcosa forse sembra essere cambiato anche in meglio, la speranza è quella di non tornare indietro ma guardare solo avanti. In tutti i sensi.
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