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L’Asl di Genova risponde all’Asl di Napoli e dimostra un punto di vista completamente opposto. La dottoressa Maura Ferrari Bravo, direttore igiene e sanità pubblica dell’Asl 3 del capoluogo ligure, spiega la vicenda e i motivi alla base del viaggio del Genoa a Napoli in una situazione simile a quella che i partenopei avrebbero dovuto affrontare andando a Torino per giocare contro la Juventus: “Abbiamo applicato il protocollo alla lettera. Se avessimo proibito al Genoa di partire per Napoli, avremmo negato alla squadra di usufruire di un loro diritto. Appena arriva la segnalazione di un caso di covid si apre subito un canale di dialogo con il medico sociale con cui si valuta il tipo di rapporti che il soggetto ha avuto. Nel caso del Genoa -spiega il direttore- dopo la prima positività, tutti i calciatori sono stati ritenuti contatti stretti da mettere in isolamento domiciliare. In base alla normativa, vengono disposti nuovi accertamenti e viene permesso ai calciatori di continuare ad allenarsi e a giocare, quindi a lavorare, rimanendo in una sorta di bolla. Che significa isolamento, spostamenti con mezzi privati, trasferte con aereo privato, e rientro in isolamento dopo la partita. E così è stato fatto”.
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