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Non si arrestano le ricostruzioni sul caso di Rosario D’Onofrio, ormai ex procuratore capo dell’associazione italiana arbitri. Arrestato per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, l’indagine ha scoperchiato alcuni vasi di pandora per il mondo arbitrale italiano. L’Aia ha subito preso le distanze e ha affermato di non conoscere casellario giudiziario e vicende personali di D’Onofrio, che però proprio a luglio, incredibilmente mentre si trovava già agli arresti domiciliari, è stato premiato dall’associazione con una promozione e un incarico importantissimo.
La Figc indagherà su come sia possibile che a marzo 2021 D’Onofrio, già ai domiciliari e condannato a 2 anni e 8 mesi, 4 di questi in carcere per via di consegne di stupefacenti effettuate in pieno lockdown con una divisa da militare in giro per la Lombardia, sia stato promosso dall’Aia senza evidentemente che siano stati stati svolti i dovuti accertamenti. L’associazione italiana arbitri si difende: “L’Aia è vittima di una gravissima e dolosa omissione di comunicazioni previste dal Regolamento associativo, non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di controllo”.
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