Prendi una donna dille che l’ami, scrivile canzoni d’amore. Mandale rose e poesie dalle anche spremute di cuore. Falla sempre sentire importante, dalle il meglio del meglio che hai. Il ‘Teorema’ di Marco Ferradini è perfettamente adattabile all’uomo che in questo momento è di nuovo in testa alla classifica di Serie A: Antonio Conte. Perché l’allenatore del Napoli va corteggiato, va messo al centro di tutto e soprattutto va accontentato. In soldoni bisogna dargli le chiavi della macchina e fidarsi perché quella macchina la porterà a destinazione. Sempre. La sua carriera parla per lui. Probabilmente non c’è nessuno al mondo che riesca ad avere la sua capacità di incidere in così poco tempo. Di rivoluzionare e mettere sottosopra la psiche di un gruppo, di entrare nei lati più oscuri dell’anima di un calciatore. Lui ci riesce. E lo fa in pochissimo tempo.
Il Napoli lo scorso anno, soprattutto dopo l’esonero di Rudi Garcia, è stata una squadra senz’anima. Abbandonata a se stessa. Incapace di reagire e di trovare soluzioni, scavando sempre di più in un pozzo senza fine. Il presidente Aurelio De Laurentiis ha fatto una giocata da fuoriclasse, ha preso l’uomo che poteva risollevare tutto ciò. Quell’uomo che non è stato considerato dal Milan, alla ricerca di un profilo più aziendalista e meno scomodo, e dalla Juventus, che considera Conte solamente al passato. E dopo dieci giornate di campionato basta guardare la classifica e capire chi ha avuto ragione e chi no.
Il Napoli è partito malissimo, a Verona si è sciolto come neve al sole ed ha subito una sconfitta bruciante per 3-0. Poi i colpi di mercato arrivati nell’ultima settimana: Lukaku, Neres, McTominay, Gilmour. Senza le Coppe il Napoli ha allestito uno squadrone e senza neanche raccogliere i soldi preventivati dalla cessione di Victor Osimhen: merito al presidente De Laurentiis che ha deciso di mettere pesantemente mano al portafoglio. Perché se vuoi Antonio Conte sai che è così: lui dà tanto, tutto, ma esige altrettanto. O finisce male. A volte anche malissimo.
Dopo qualche partita di assestamento il Napoli ha già una identità chiara, cristallina, trasparente. La mano dell’allenatore è lì, si vede in ogni minuto e in ogni movimento dei giocatori. Niente gioco all’arrembaggio, ma un messaggio chiaro alle avversarie: far credere di avere la partita in mano, quando invece è il Napoli ad essere padrone mentale del gioco. E’ accaduto anche ieri con il Milan dove i rossoneri hanno giocato una ottima fase centrale di primo tempo dove non hanno concretizzato un paio di grandi occasioni. Ma il Napoli ha colpito nei momenti chiave dell’incontro: all’inizio e alla fine del primo tempo. Due messaggi chiari al campionato.
Non sappiamo se il Napoli riuscirà a vincere il campionato: perché l’Inter è una squadra fortissima, perché la Juventus è una squadra molto forte, perché l’Atalanta dà spettacolo. Ma c’è una cosa che, invece, sappiamo per certo: chi vorrà vincere il campionato dovrà fare i conti con il Napoli. Che sicuramente perderà le sue partite, ne pareggerà altre, ma che rimarrà fedele alla ‘tigna’ e al carattere del suo allenatore. Antonio Conte ha allenato, dalla prima giornata, per sei campionati in Serie A: alla Juventus li ha vinti tutti e tre, all’Inter in uno è arrivato secondo e nell’altro ha vinto. E nel sesto è già in testa alla classifica dopo poche giornate. Poi, magari, dopo un anno o due nascono altri problemi, ma se si vuole applicare l’elettroshock e rovesciare la gerarchia di un campionato non c’è niente da fare: Antonio Conte è il migliore.