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L’ultimo decennio di calcio italiano ha il volto di Antonio Conte. E’ lui che ha aperto un ciclo storico con la Juventus ed è lui che l’ha chiuso, sulla panchina dei rivali di sempre contro quel Pirlo che ha fatto le fortune della sua Juventus. L’Inter vince, domina il campionato e torna a conquistare lo Scudetto a undici anni di distanza dal Triplete di Mourinho. Da quei rocamboleschi 5-2 e 4-3 contro Benevento e Fiorentina delle prime giornate, l’Inter ha cambiato volto. Meno spettacolare, tremendamente più pragmatica. A beneficiarne tutti gli elementi. Da Lautaro e Lukaku, trentasei gol in due a cinque giornate dal termine, passando per Eriksen, rivitalizzato in un ruolo disegnato per lui, al terzetto difensivo che oggi è la difesa migliore del campionato ma che dopo undici giornate era quella più battuta tra le prime cinque, con 15 gol incassati. Tanti, troppi. Le fatiche e le indecisioni Champions contribuiscono a togliere energie e convinzioni. L’eliminazione e il quarto posto sembrano persino mettere in discussione la panchina dell’Inter ma Conte dal fallimento trova l’opportunità. E senza Europa, l’Inter vola e non si ferma nemmeno quando anche le colleghe italiane escono dalle competizioni continentali di volta in volta. E’ toccato a Juventus e Milan che il passo dei nerazzurri non l’hanno proprio retto. Nel mezzo qualche turbolenza societaria di troppo che non ha intaccato l’andamento della stagione. Risultato: Scudetto con quattro giornate di anticipo.
Cinque volte nelle ultime sei partite l’Inter ha lasciato la maggioranza del possesso palla agli avversari, toccando anche vette sorprendenti come contro il Sassuolo (68%). Ma nonostante tutto, l’Inter è rimasta una macchina di gioco e da gol. Mai come in questa stagione Romelu Lukaku ha fatto registrare tanti assist (8) in carriera. C’è lo zampino di Antonio Conte che su Instagram risponde alle critiche sul gioco, con i video delle azioni che più mettono in mostra la vena ‘giochista’ dei nerazzurri. “Noi abbiamo un obiettivo e l’estetica se arriva è bene, altrimenti amen, l’importante è lo Scudetto. Per l’estetica, poi andiamo tutti a un centro estetico e faremo un lifting“, ha detto in una delle conferenze stampa più rocambolesche in stagione. Non al livello di quelle di Mourinho ma pur sempre show di un tecnico che ha saputo trincerare lo spogliatoio nel momento più difficile per la società, lontano da domande indiscrete e insinuazioni. Poi l’abbraccio con Zhang, la festa negli spogliatoi e un esito che sembrava impronosticabile: non lo Scudetto, naturale conseguenza di ogni avventura in panchina di Conte ma la capacità di penetrare nell’ambiente e di aver compattato una piazza che su di lui era divisa.
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