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Se Felipe Caicedo fosse stato un calciatore degli anni ’30, il giornalista Eugenio Danese avrebbe probabilmente scelto lui e non Renato Cesarini per coniare la celebre ‘Zona’ gol nei minuti di recupero. Lazio-Juventus è stata l’ennesima partita timbrata dal panterone biancoceleste proprio nei minuti conclusivi di una partita tirata ma che i bianconeri – comunque spesso costretti a subire la manovra biancoceleste – forse avrebbero meritato di vincere ai punti per il numero di occasioni costruite. Alla rete di Cristiano Ronaldo (poi un palo e una grande parata di Reina) ha risposto Caicedo nel finale di gara, come ha già fatto a Cagliari lo scorso anno e in questa stagione contro Torino e Zenit. E soprattutto come nessuno è riuscito a fare in casa biancoceleste da due anni: Caicedo stacca Immobile in termini di gol dal 90′ in poi e si consacra come re del recupero. Ma quello di oggi, alla luce del caos tamponi che è esploso in casa biancoceleste, è forse il sigillo più importante sotto l’aspetto mentale e psicologico. Al contrario, nel giorno della 400esima partita in bianconero di Leonardo Bonucci, la Juventus gioca una partita tutto sommato ordinata disunendosi solamente nel finale con l’uscita dal campo di Cristiano Ronaldo, in gol in ciascuna delle sue prime quattro partite di questo campionato. L’ultimo a riuscirci fu nel 2017-18 Paulo Dybala oggi quasi irritante, perennemente a terra alla ricerca del contatto e poco preciso nelle giocate. E’ la prestazione dell’argentino lo specchio di una Juventus di Pirlo che sembra comunque in crescita sul piano del gioco. Le note positive riguardano Cuadrado (decisivo nell’azione del gol dell’1-0), Danilo (preciso e concentrato) e a tratti anche Rabiot e Morata oltre ovviamente a CR7. Alla fine Lazio e Juventus si spartiscono un risultato inedito (l’ultimo pareggio all’Olimpico risaliva al gennaio 2014) che fa sorridere più la prima che la seconda. Ora la pausa nazionali e poi gli impegni in Champions League, un test per confermare o invertire un verdetto che oggi è stato spietato: la Lazio non si arrende mai, la Juventus non è ancora la macchina letale che Pirlo vorrebbe.
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