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Ogni 21 aprile Roma si sveglia con un anno in più sulle spalle e per la prima volta dal 1944, a causa dell’emergenza coronavirus, la Città Eterna non potrà festeggiare il suo Natale. Sono 2773 gli anni della Capitale italiana. Tanti ma non troppi per una città che è stata retta da un sistema monarchico e repubblicano, che è stata centro di un Impero e Capitale di una Nazione, culla della cultura e arte europea, vittima di stragi, epidemie, piene e invasioni ed epicentro di passioni e vizi. E se il 21 aprile si celebra il mito della Fondazione di Roma, ogni 18 settembre ricorre l’anniversario di un’altra data storica che ha di certo contribuito a cambiare il folclore cittadino. In quel giorno del 1895 veniva giocata la prima partita di calcio della storia della Capitale, che per ironia della sorte non ha visto protagoniste compagini romane. Il perché è semplice: il calcio a Roma ancora non esisteva, come in gran parte dell’Italia. Pionieri del calcio romano in quell’occasione furono la Società Rodigina di Ginnastica Unione e Forza e la Società Udinese di Ginnastica e Scherma, già attiva ad un anno dall’effettiva istituzione dell’Udinese come oggi la conosciamo. Rovigo contro Udinese, per semplificare. La prima iniziò l’attività nel 1893, sotto la guida di Francesco Gabrielli promotore di quel gioco tanto diverso dalla scolastica palla avvelenata per una regola chiave: la palla non si tocca con la mano. Di regole ne seguiranno altre, tutte raccolte in quello che la storiografia descrive come il primo regolamento del calcio: “Giuochi ginnastici raccolti e descritti per le scuole e il popolo” del 1895. Il 18 settembre di quell’anno venne organizzato un incontro tra le due società alla presenza del Re Umberto I e della Regina Margherita oltre ai circa ventimila spettatori del Velodromo Roma, oggi sommerso dai palazzi di Corso Italia. Quel giorno la palla da calcio rotolò per la prima volta in un prato della Capitale.
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Verrà la Lazio di Bigiarelli e il ‘Parco dei Daini’ primo campo da calcio dei biancocelesti poi sfrattati nel 1913 a causa di una pallonata incidentale sul volto della moglie del prefetto. Ordinaria amministrazione nel primo calcio romano. Verrà la Roma di Italo Foschi nata dalla fusione di squadre capitoline tanto diverse tra loro: la clericale Fortitudo, la popolare Alba, la nobile e altolocata Roman. E verrà il Derby della Capitale col suo carico rivoluzionario e folcloristico. La fede calcistica che prende il posto dell’antica rivalità rionale. Non più Trastevere contro Monti a sua volta contro Campo Marzio ma Roma contro Lazio. Un contrasto che taglia i confini amministrativi dei rioni e concentra il confronto non più nelle piazze dove avevano spesso e volentieri luogo violentissime ‘sassaiolate’ ma con lo sport nelle arene e negli stadi. La Rondinella, Campo Testaccio con l’omonimo inno, il più antico in Italia per una squadra di calcio. Poi il Flaminio, l’Olimpico. Nel 1934, alla vigilia di una stracittadina, il ‘Littoriale’ presentò il match descrivendo Lazio e Roma come “rivali cavalleresche e irriducibili con un conto aperto che non si salderà mai“. Il derby esisteva da soli sette anni, il calcio a Roma da 38. Può bastare per adottare il 18 settembre come l’altro Natale di Roma.
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