Esordì in Serie A nel 2009 sulla panchina del Siena proprio contro la Lazio. Quella prima, grande avventura nel massimo campionato del nuovo tecnico biancoceleste Marco Baroni durò però solo tre partite: un pareggio e due sconfitte prima dell’esonero. Poi le esperienze in Lega Pro, in B e il nuovo salto in A con il Benevento: nove gare e nove sconfitte. Nuovo esonero. Poi il Frosinone (retrocesso da subentrato), l’esonero alla Cremonese in B, il buon undicesimo posto con la Reggina e lo splendido ciclo con il Lecce, tra il 1° posto in B e la salvezza dell’anno successivo in A, impresa bissata quest’anno alla guida del Verona. Ora Marco Baroni approda alla Lazio con un curriculum ben diverso da quello di Maurizio Sarri che il tecnico di provincia lo ha fatto per una vita prima di imporsi come top coach tra Napoli, Chelsea e Juventus. Quella di quest’anno con il Verona rimane comunque un’impresa: dopo la rivoluzione del mercato di gennaio, che gli ha consegnato di fatto una squadra tutta nuova, Baroni ha trovato velocemente la quadra necessaria per raggiungere la zona salvezza. Ventiquattro i punti collezionati nel girone di ritorno, uno solo in meno di Juventus e Napoli. Non basta per evitare il clima di diffidenza della tifoseria, ma quando si passa direttamente dalla lotta salvezza ad una big saltando gli step intermedi, lo scetticismo è qualcosa di inevitabile, a maggior ragione se non si hanno precedenti legami con la piazza. Poi parlerà il campo e quello ha spesso offerto sorprese impronosticabili.
Quel che è certo per ora è che dopo l’addio a Sarri e Igor Tudor, Claudio Lotito abbandona la soluzione del nome forte (come poteva essere Sergio Conceicao, che non ha mai nascosto di gradire un ritorno nella sua ex squadra) e torna a puntare sulle scommesse. Ne ha perse poche, bisogna dargliene atto. Caso e Papadopulo le prime mosse da presidente biancoceleste, ma quella stagione inizia di fatto solo il 30 luglio con l’acquisizione del club da parte dell’imprenditore romano. Nel 2005 dopo aver corteggiato a lungo Paul Le Guen (dopo tre campionati francesi di fila vinti col Lione), punta su Delio Rossi, reduce da un ultimo posto con l’Atalanta, ma anche da buonissime stagioni con il Lecce. L’allenatore riminese prende una squadra giovane, con qualche veterano (Di Canio e Peruzzi su tutti) conducendola nei piani alti della classifica e vincendo la Coppa Italia nel 2008-09. Gli esoneri però non mancano. Su tutti Davide Ballardini e Vladimir Petkovic, ma entrambi lasciano la Lazio con un trofeo in bacheca (la storica Coppa Italia del 26 maggio contro la Roma nel caso dello svizzero, allontanato nella seconda stagione; e la Supercoppa contro l’Inter di Mourinho per l’italiano). E nel mezzo anche Edy Reja: ordine al potere nei momenti più delicati (con qualche lampo di entusiasmo).
Tra gli esonerati (in questo caso senza trofei ma con una finale persa in Coppa Italia) anche Stefano Pioli che nella sua prima stagione (quella 2014-15) conquista la qualificazione al preliminare di Champions. Nel 2016 arriva l’intuizione più famosa di Lotito, dopo il ribaltone firmato Marcelo Bielsa, annunciato e salutato nel giro di pochi giorni. Simone Inzaghi – che aveva guidato la Lazio in veste da traghettatore nel 2016 – disegna una squadra solida e a tratti bellissima da vedere. L’esperienza in panchina dell’ex attaccante impreziosisce la bacheca biancoceleste con una Coppa Italia e due Supercoppe. L’exploit del tecnico piacentino, passato poi all’Inter alla scadenza del contratto, spinge Lotito a puntare su nomi di ‘peso’, anche per rispondere alla mossa romanista di Josè Mourinho. La scelta cade su Maurizio Sarri che si impone come uomo derby (ne perde solo 1 e ne vince 4) e si piazza al secondo posto nel 2022/2023. Le difficoltà della stagione successiva spingono il tecnico di Figline Valdarno a dimettersi nel rush finale, lasciando spazio ad Igor Tudor. “Ha rifiutato Roma e Napoli”, annuncia con orgoglio Lotito al momento dell’annuncio del croato. Che però saluta il club a fine stagione per idee differenti da quelle della dirigenza sul piano mercato. Si fanno i nomi di Klose, Conceicao, Allegri e persino di un Sarri 2. Alla fine la spunta Baroni, che ha convinto il club ma non ancora i tifosi. L’ambiente Lazio ripiomba quindi nel clima di contestazione, rafforzato dall’illusione che la mossa Sarri potesse rappresentare un definitivo punto di rottura con il passato sul piano delle strategie. “Non vendo sogni ma solide realtà ”, è solito dire il patron biancoceleste citando il celebre spot di Roberto Carlino. Ma il calcio è fatto anche di sogni estivi da coltivare. Quelli che i tifosi laziali nell’era Lotito hanno vissuto davvero poche volte.
2004-2005: Domenico Caso poi, dalla 17ª Giuseppe Papadopulo
2005-2006: Delio Rossi
2006-2007: Delio Rossi
2007-2008: Delio Rossi
2008-2009: Delio Rossi
2009-2010: Davide Ballardini, poi, dalla 24ª Edoardo Reja
2010-2011: Edoardo Reja
2011-2012: Edoardo Reja
2012-2013: Vladimir Petković
2013-2014: Vladimir Petković poi, dalla 18ª Edoardo Reja
2014-2015: Stefano Pioli
2015-2016: Stefano Pioli poi, dalla 32ª Simone Inzaghi
2016-2017: Simone Inzaghi
2017-2018: Simone Inzaghi
2018-2019: Simone Inzaghi
2019-2020: Simone Inzaghi
2020-2021: Simone Inzaghi
2021-2022: Maurizio Sarri
2022-2023: Maurizio Sarri
2023-2024: Maurizio Sarri poi, dalla 29ª Giovanni Martusciello poi, dalla 30ª Igor Tudor
2024-2025: Marco Baroni