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Cambiare per non cambiare realmente. Almeno per ora. Certo, Juventus, Roma e Lazio hanno ora tecnici con un curriculum nettamente diverso e più importante rispetto ai predecessori ma solo Spalletti, tra i nuovi allenatori delle big, sta facendo nettamente meglio di chi lo ha preceduto (+ 8 rispetto al Napoli di Gattuso) mentre Inzaghi è sì a -2 da Conte ma ha la qualificazione agli ottavi di Champions già in tasca. Male Massimiliano Allegri che ha ritrovato un gruppo diverso dalla sua ultima Juventus, con meno certezze dopo lo Scudetto vinto dall’Inter e due anni altalenanti (ma comunque con trofei in bacheca) tra Sarri e Pirlo. Sono sei i punti in meno dopo quindici giornate rispetto ai bianconeri del Maestro del centrocampo azzurro. Dopo la sconfitta sulla Salernitana (a questo punto non scontata visto che la Juve ha perso le ultime due sfide contro neopromosse), Allegri si trova davanti un calendario più abbordabile, con Genoa, Venezia, Bologna e Cagliari, prima del confronto diretto col Napoli al momento capolista.
Anche a Roma non si sorride, anche se le giustificazioni per Mourinho e Sarri non mancano. Il primo non ha mai potuto contare sulla formazione titolare e dovrà affrontare l’Inter in emergenza, il secondo sta cercando di cambiare il volto di una squadra che per cinque stagioni ha giocato in un modo radicalmente diverso. Sono cinque i punti in meno di Mourinho rispetto a Fonseca, con meno gol fatti ma anche meno subiti (16 contro 23): solo il Napoli ha collezionato più clean sheet dei giallorossi (9 contro 6). E in ogni caso Mourinho continua a dominare la classifica dei tiri: 264, più di tutti. E poi c’è Sarri che dopo 15 turni è a pari punti con l’Inzaghi della scorsa stagione: 22, con più gol fatti e più subiti. E il dato che emerge è legato ad un approccio da dimenticare al primo tempo: la Lazio oltre ad avere la peggior difesa nella prima mezz’ora di gioco in questo campionato, è anche la seconda squadra ad aver subito più gol nei primi 45′: 16, uno in meno della Sampdoria.Â
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