Nell’anno della seconda stella l’Inter cambia bandiera alla voce proprietario: e di stelle in questo caso ce ne sono 50, incastonate in 13 strisce orizzontali. Per quanto ancora non è chiaro, ma l’era Zhang finisce oggi e lascia il posto a quella del fondo statunitense Oaktree Capital Management. Lunedì nella suggestiva cornice del Castello Sforzesco di Milano, nel cuore della città, c’erano tutti: giocatori, staff, dirigenti e tifosi vip. Mancava Steven Zhang, che perde l’Inter nonostante l’ottimismo delle ultime settimane. Nessuna sorpresa nella giornata di ieri, nessun asso calato, i nerazzurri passano di proprietà. Si chiude un’era, tutt’altro che banale e indifferente, che ha avuto come volto quella del rampollo di casa Zhang, Steven, classe 1991, il presidente più giovane a ricoprire tale carica nella storia dell’Inter. Il 28 giugno 2016 l’acquisto del 68,55% delle quote dell’Inter da parte di Suning. Nell’ottobre 2018 la nomina a numero 1 del club. I tempi erano maturi, perché pochi mesi prima Steven Zhang si era preso il primo, vero abbraccio da interista: all’Olimpico contro la Lazio (sei anni dopo l’ultima partita da presidente sempre coi biancocelesti) un gol di Vecino regala la qualificazione aritmetica alla prossima Champions League. È l’inizio di un ciclo, una vittoria che permette ai nerazzurri di cambiare passo e voltare pagina definitivamente dopo il settimo posto della stagione precedente. Da quel momento l’Inter non esce più dalla top 4. Anzi, vince due scudetti, due coppe Italia, 3 supercoppe italiane. Il grande rimpianto sono le 2 finali europee perse, una in Europa League contro il Siviglia, l’altra, la più dolorosa, in Champions League col Manchester City. Con 7 trofei è al pari di Angelo Moratti nella storia nerazzurra, dietro solo a Massimo. Frutto di un lavoro sempre sottolineato da un altro artefice di questa esperienza vincente, Beppe Marotta che ha rimarcato fino alla fine l’entità degli investimenti di Suning per l’Inter. Oltre 900 milioni di euro investiti dal 2016. Nel mezzo il Covid, che cambia tutti gli scenari. E il prestito in pegno a garanzia: 275 milioni, 380 con gli interessi. Il prologo per un finale agrodolce. Uno Scudetto storico. L’assenza alla festa al Castello. L’Inter che cambia padrone, ma non la dirigenza. Forse la miglior garanzia per il futuro, a prescindere dal proprietario.