Non ce l’ha fatta Emiliano Mondonico a sconfiggere la malattia. La stessa che lo aveva costretto a lasciare la panchina dell’Albinoleffe nel 2011 in piena lotta salvezza per poi tornare in occasione dei playout dove la squadra lombarda riuscì ad avere la meglio nel doppio confronto col Piacenza con uno 0-0 in casa e un 2-2 al ritorno. Due pareggi ma una vittoria complessiva: accadde il contrario nel 1992 in occasione della finale di Coppa Uefa del Torino contro l’Ajax. Ad Amsterdam sollevò una sedia in segno di protesta contro la gestione arbitrale in un gesto che entrò immediatamente nell’immaginario collettivo. Ma fu categorico a fine partita: “Macché sfortuna, riproviamoci“. Non ci riuscì almeno in campo europeo, ma nel 1993 riuscì a trionfare in Coppa Italia contro la Roma, la quinta e ultima della storia granata.
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Un’icona di quel calcio che iniziava a cambiare volto tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. E se lo ricordano bene i tifosi dell’Atalanta: la squadra bergamasca conobbe con ‘Mondo’ in panchina alcuni degli anni più felici della loro storia con un esaltante cammino in Coppa delle Coppe concluso in semifinale nel 1988. Ma il suo volto è legato anche all’arte della promozione in Serie A: Mondonico è il secondo ad averne conquistate di più (cinque) dopo Luigi Simoni. Ci riuscì con la Cremonese nel 1983-84, con l’Atalanta in due stagioni (1987-88, 1994-95), con il Torino nel 1998-99 e con la Fiorentina nel 2003-04. La sua carriera di allenatore ha seguito fondamentalmente le orme di quella da calciatore: Cremonese, Torino e Atalanta sono infatti alcune delle squadre per cui ha giocato. Rispettato da tutti i tifosi di calcio aldilà dei colori. I tifosi della Roma gli dedicarono un simpatico coro in occasione del ritorno all’Olimpico da avversario di Tancredi nel 1991: “Oh Emiliano, fa’ entrà Tancredi“. Lui si girò verso il portiere sorridendo. Un allenatore a cui i tifosi davano del tu ma sempre con un rispetto per un galantuomo del loro calcio. Nel suo curriculum è mancata la guida tecnica di una big, forse il suo unico rimpianto. L’avrebbe meritata così come avrebbe meritato un’altra avventura europea. “Sogno di scontare quella giornata di squalifica per il gesto della sedia“, disse una volta. Amava ripetere: “Il calcio mi dà la forza di per continuare la sfida”. Un maestro di calcio che mancherà a tutti.