Calcio

Serie A, Alessandro Scanziani: “Inter? La rosa è ancora incompleta”

Joao Mario - Foto Sportface.it

Alla vigilia della quarta giornata di campionato dove spicca il big Match tra Inter e Juventus, Sportface ha intervistato in esclusiva Alessandro Scanziani, calciatore in attività negli anni ’70 e ’80 e vincitore di due Coppe Italia con l’Inter (1978) e con la Sampdoria (1985).

Con lui abbiamo fatto il punto sulla situazione nerazzurra.

Alessandro, tra Mancini e la nuova proprietà c’erano vedute differenti: mentre il tecnico preferiva giocatori esperti, con alti ingaggi, la società investiva su giocatori giovani e di talento. Questo ha portato Mancini a non fare più il manager all’inglese ma esclusivamente l’allenatore?

“In Italia, dove l’allenatore deve fare esclusivamente quello, è molto difficile fare anche il manager. Siamo molto umorali e la permanenza di tale figura è troppo condizionata dai risultati. Mancini ha ottenuto dalla società molti dei giocatori che aveva richiesto. Dal suo insediamento alla guida dell’Inter, ne sono rimasti pochi. Scelte sbagliate? Non so dare una risposta precisa, ma questi sono i risultati”

Secondo lei, è stato giusto cambiare l’allenatore a due settimane dall’inizio del Campionato?

“A quindici giorni dall’inizio del nuovo Campionato, scegliere un nuovo allenatore che non conosce i propri giocatori, e meno ancora gli avversari, non è cosa semplice. Vedremo se riesce ad intervenire subito, a dare una identità a questa squadra che a mio parere è incompleta”.

E’ stato scelto Frank De Boer, vecchio pallino del presidente Erick Thohir. Dal suo punto di vista è stata una scelta corretta oppure avrebbe puntato su un allenatore italiano?

“A dire il vero non so chi avrei scelto. Di allenatori italiani di un certo livello, disponibili, da Inter per intenderci, non saprei chi scegliere. Comunque c‘è tempo per fare le valutazioni. Pensiamo alle performance della Juve all’inizio dello scorso Campionato…”

La nuova proprietà nella sessione estiva del mercato ha acquistato Candreva, Banega, Gabigol e Joao Mario e, nello stesso tempo, ha tenuto tutti i big. Pensa che adesso la squadra sia competitiva per entrare in Champions League?

“Grandi investimenti in molti ruoli ma, a mio parere, questa squadra è ancora incompleta. I terzini non mi sembrano da grande squadra, manca un regista che sappia dettare i tempi, che possa guidare i compagni. Non oso pensare in questo momento ad un eventuale infortunio serio di Maurito Icardi. Chi potrebbe sostituirlo? Gabigol? E’ giovane, non gli si può dare molte responsabilità.”

Banega fin qui ha dimostrato di essere un giocatore di grande qualità però, senza mezze misure, ha fatto capire che preferisce giocare come trequartista. Manca un vero regista all’Inter?

“Banega è un ottimo giocatore, ma ha bisogno comunque di avere accanto giocatori che parlino lo stesso linguaggio, deve conoscerli, sapere come si muovono, se preferiscono la palla in profondità o sui piedi. Capire se dopo il passaggio c’è la possibilità che ritorni o se vanno da soli, insomma devono conoscere ognuno le caratteristiche dell’altro. Comunque un regista manca, che poi lo possa fare lui, questo è un altro discorso. Ritengo che un giocatore lo si può anche spostare di ruolo, l’importante è che capisca le esigenze della squadra e che sia motivato.”

Settembre è il mese in cui si definiscono gli obiettivi di una squadra. Domenica la Juventus, successivamente Empoli, Bologna e Roma. Dopo queste partite avremo un’idea più chiara delle ambizioni dell’Inter, oppure servirà più tempo per vedere I risultati di un vero collettivo?

“Credo che, appunto, dato il repentino cambio di allenatore a inizio Campionato, servirà molto più tempo per vedere risultati concreti. Lo scorso anno siamo partiti come meglio non si poteva sperare, poi c’è stato un rallentamento incredibile che nessuno si aspettava. Invece di migliorare con il tempo, come dovrebbe essere, siamo regrediti fino a compromettere non solo il primo posto, ma addirittura la possibilità dei preliminari di Champions. Mi piacerebbe vedere una squadra che, anche se lentamente, assuma una precisa identità di squadra, gioco e sicurezza. Da questi presupposti si può costruire e capire cosa serve per migliorare. Non sempre acquistando 8 giocatori si risolvono i problemi.”

 

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