Botta e risposta di comunicati, è scoppiata la guerra tra i due club: “Il loro atteggiamento è stato scorretto, interrompiamo ogni rapporto”.
Gli sfottò, i cori goliardici, gli striscioni provocatori e tutto quello che è la sana rivalità è il motore del calcio. Non esisterebbe il calcio senza i tifosi e non sarebbe così divertente tifare una squadra a discapito di un’altra se non si può prendere in giro il proprio parente, amico o collega dopo aver vinto la partita contro la sua squadra del cuore.
Vale lo stesso tra calciatori, dirigenze e club, deve essere sempre così, finché non si sfoci nella violenza e nei messaggi sbagliati da trasmettere ai tifosi. Così sembrava potesse essere nel caso di Betis e Siviglia, i due club rivali del capoluogo dell’Andalusia, ma negli ultimi giorni è scoppiata una sorta di “guerra” che rischia di minare il rapporto tra le due società.
Botta e risposta tra Betis e Siviglia, ecco cosa è successo
L’inizio dell’astio è iniziato lo scorso 6 ottobre, dopo la vittoria del Siviglia nel derby per 1-0. Non è stata tanto la sconfitta in sé a indispettire il Betis, ma quello che è successo dopo. Al termine del match, i tre canterani del Siviglia, Isaac Romero, Juanlu e Carmona hanno festeggiato la vittoria sventolando una bandiera con lo stemma del Betis cancellato da un divieto.
Fu lo stesso Betis a segnalare le immagini alla Commissione Disciplinare, ma ci sono voluti diversi ricorsi prima della squalifica che ha costretto i tre giocatori a saltare l’ultimo match di campionato contro il Celta Vigo.
Una decisione che non è andata per niente giù al Siviglia che, tramite un lungo comunicato, ha accusato i cugini di aver agito in maniera sleale e scorretta per far sì che Romero, Juanlu e Carmona venissero squalificati, cercando danneggiare l’immagine del club. Per questo motivo, sempre tramite il comunicato, il Siviglia ha annunciato l’interruzione di ogni tipo di rapporto con il Betis,
Non si è fatta attendere la risposta di Angel Haro, presidente del Betis, che non ha accettato l’attacco a uno dei simboli del club. Insomma, la guerra istituzionale è iniziata, si preannunciano dei derby ancora più caldi nel prossimo futuro.