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“Adesso non è il momento di parlare del rinnovo del contratto, una cosa è sicura: io al Sassuolo sto bene e io al Sassuolo devo essere riconoscente visto che mi hanno preso da una retrocessione e alla riconoscenza io ci sto attento e porto rispetto, poi vedremo”. Sono queste le parole di Roberto De Zerbi, allenatore del Sassuolo, in merito al proprio futuro sulla panchina neroverde. “A me piace allenare i giocatori del Sassuolo – ha aggiunto il tecnico lombardo ai microfoni di Sky Sport 24 – ha molti margini di miglioramento, qualcosa si può sempre apportare nella sessione di mercato. Sicuramente sono ambizioso, ma non ho l’ansia di andare da nessuna parte. Lavoro con persone che mi mettono nelle condizioni migliori, poi ho una squadra forte che mi fa alzare la mattina felice di allenarla e felice di vedere il miglioramento dei singoli visto che tanti sono anche giovani”.
Sassuolo che, gli si chiede, potrebbe seguire le orme dell’Atalanta: “L’Atalanta a livello calcistico ha fatto un capolavoro migliorando la squadra e la mentalità, Gasperini l’ha trasformata portandola da provinciale ai quarti di Champions. Noi potremmo, non è facile ma a livello di serietà, struttura e forza economica potremmo farlo”. Il modello di squadra potrebbe essere l’Atalanta, mentre i modelli di allenatore sono molteplici: “Ci sono tanti allenatori che stimo, certo Guardiola è quello che negli ultimi anni ha cambiato il calcio, il più geniale. Ma anche il Napoli di Sarri ha fatto grande calcio, Paulo Sousa alla Fiorentina faceva giocare molto bene e pure Spalletti con Perrotta e Totti ha dato spettacolo”.
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Si passa poi ad argomenti extracampo, come un parere su una possibile ripresa del campionato: “Bisogna vedere. Noi Sassuolo siamo per riprendere il campionato rispettando però la salute: solo se ci saranno tutte le condizioni, con tutti questi morti bisogna avere rispetto. Non dobbiamo anteporre gli interessi personali a quella che sarà la continuazione naturale del calcio, non è un problema il ridursi lo stipendio come non è un problema riprendere a giugno, luglio, agosto. Bisogna capire cosa si fanno, se questi soldi servono ad aiutare il sistema calcio non penso che un calciatore non sia intelligente per pensare questo. Nella nostra società ci sono personalità esemplari, non avremo difficoltà a fare le scelte giuste”. Infine sulla situazione personale, particolarmente legata alla città di Brescia: “Non ero abituato a stare sempre a casa, è una situazione delicata. Io sono di Brescia e quello che viene detto è anche sin troppo distante da quella che è la realtà: io abito vicino all’ospedale ed il numero di ambulanze ed elisoccorsi è impressionante: la situazione è davvero tragica e passa in secondo piano il fatto di stare a casa”.
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