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“Mi dispiace perché purtroppo a volte l’immagine del calcio appare come negativa, non è corretto. Da parte delle società c’è grande sacrificio, il calcio è un’industria grandissima, una delle industrie più importanti del nostro sistema. Non è giusto far apparire i calciatori come personaggi che hanno solo alcuni interessi e non pensano ad altro“. Queste le parole dell’ad del Sassuolo Giovanni Carnevali in merito ai contrasti avuti dalla Lega calcio con il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. “E’ un modo di comunicare scorretto, perché il calcio è importante anche a livello sociale. Spadafora, noi come società non lo abbiamo mai sentito e non abbiamo mai avuto il piacere di vederlo in un’assemblea di Lega, deve tener presente alcune situazioni che forse non ha ancora ben presente – ha spiegato Carnevali ai microfoni di Rai Sport – Il nostro mondo può andare in grande difficoltà. Questo è un fenomeno sociale da portare avanti. Non chiediamo aiuti economici, ma dobbiamo capire dove migliorare, perché altrimenti restiamo un sistema vecchio che non è mai cresciuto e non riesce a progredire, mentre in altri Paesi ci stanno superando“.
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In questi giorni si sta discutendo tra il finire la stagione così oppure riprendere il tutto esattamente da dove si era fermato: “Noi come Sassuolo abbiamo sempre avuto una linea ben precisa: quella di portare a termine il campionato, credo sia giusto nel confronto di tutti – ha aggiunto Carnevali – Prima cosa dobbiamo verificare l’aspetto della salute, imprescindibile, se esistono le condizioni per allenarci credo sia importante concludere il campionato senza danneggiare la stagione prossima, se ci sono le condizioni anche terminando il campionato a fine giugno o i primi di luglio, credo sia giusto terminare la stagione“. E ancora: “Se non riuscissimo a riprendere? Non ci voglio neanche pensare perché sono fiducioso sulla ripresa del campionato, potrebbe eliminare tantissime problematiche. Non trovo giusto che alcune squadre buttino via un anno, penso al Benevento che è già in A, bisogna pensare anche ai campionati minori. La cosa più regolare, più giusta e più corretta, se si può, se ci sono le condizioni, è finire i campionati. Se si dovesse fermare il campionato ci sarebbero tante società scontente, andremo incontro a contenziosi, a litigi, sperando poi che il prossimo campionato possa iniziare nel periodo giusto perché poi si rischierebbe di iniziare più tardi per queste problematiche“.
Poi sul taglio stipendi: “Il desiderio è quello che ci fosse un’idea comune, presa dalle società e dall’AIC. E’ inutile nasconderlo, ognuno deve fare la propria parte in un momento di difficoltà. Sono convinto che non ci sia nessun giocatore pronto a tirarsi indietro a una richiesta del genere, siamo tutti sulla stessa barca e ne sono consapevoli, tutti siamo innamorati di questo mondo e tutti dobbiamo portarlo avanti. Credo sia più giusto avere un’unica situazione, senza dover discutere con ogni singolo giocatore, con i procuratori, altrimenti non terminerebbe mai, credo che dovremmo rendere più semplice tutto, un’azione comune con Lega e AIC, con determinate normative che si possano portare avanti per ogni società“.
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