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San Siro non si può abbattere: le motivazioni che hanno portato al vincolo posto dalla Soprintendenza

Stadio Meazza San Siro
Stadio Meazza San Siro - Foto LiveMedia/Gianluca Ricci

San Siro non può essere abbattuto. Una notizia che circolava da mesi, ma che è oggi è diventata ufficiale di fronte al vincolo posto dalla Soprintendenza sul secondo anello. La “soluzione strutturale costituita da 132 portali” che costituisce “l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio”, oltre al fatto che con “la costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini”. Sono queste le motivazioni con cui la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano ritiene “che, per il secondo anello, possano sussistere i requisiti di interesse culturale”, come si legge nei documenti inviati al Comune di Milano di cui l’ANSA ha preso visione.

“Di particolare interesse è il disegno dei portali, che hanno la forma di due braccia tese in diagonale (l’una al di sopra delle gradinate del primo anello, l’altra al di fuori del vecchio muro perimetrale dello stesso), denominate nel gergo di cantiere, rispettivamente, ‘elefante’ e ‘giraffa’”. “Nella struttura le scale hanno uno sbocco a “vomitorio”, una componente dello stadio classico. La rilevanza architettonica del secondo anello risiede nella capacità degli autori (Ing. Ferruccio Calzolari, Arch. Armando Ronca) di ‘tradurre i vincoli tecnici in espressività, e [lo stadio] aveva acquisito quell’aspetto fortementfortementee caratterizzato dalle rampe avvolgenti la costruzione in fasce plastiche di aggetti e rientranze e in alternanze di chiari e di scuri. Le stesse [rampe] assumono un suggestivo significato simbolico, portando la folla, vera protagonista delle architetture degli stadi, fin sulle pareti e trasformano le ordinarie murature in luoghi vissuti di percorsi dinamici'”, prosegue la Soprintendenza.

“Con la costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini (in rapporto a quelli contemporanei di Torino, Genova, Bologna e Firenze), forma che si era appena profilata soltanto con il primo ampliamento del 1937-39. È evidente, quindi, dalle immagini storiche, come lo stadio fosse organicamente compiuto con la costruzione del secondo anello ancora quasi totalmente visibile e fruibile sotto le sovrastrutture del terzo anello e della copertura”. “Per quanto premesso, questa Soprintendenza ritiene che, per il secondo anello, possano sussistere i requisiti di interesse culturale semplice necessari per una verifica positiva ai sensi degli artt. 10 e 12 del DLgs n. 42/2004 e successive modifiche”, conclude la Soprintendenza.

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