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Attraverso un lungo post su Instagram, il calciatore del Manchester United e della Nazionale Marcus Rashford ha parlato dopo la finale degli Europei 2020. L’Inghilterra ha dovuto dire addio al sogno di laurearsi campione d’Europa anche a causa del suo errore dal dischetto. Ciò non giustifica ovviamente i tanti insulti razzisti ricevuti ed è proprio questo che l’attaccante ci tiene a rimarcare. “Non so neppure da dove iniziare e come esprimere a parole come mi senta in questo esatto momento. Ho avuto una stagione difficile, penso sia stato chiaro a tutti e probabilmente sono arrivato alla finale con poca fiducia. Mi sono sempre difeso sui rigori, ma qualcosa non andava per il modo giusto. Durante la rincorsa ho preso un po’ di tempo ma purtroppo il risultato non è stato quello sperato. Mi sentivo come se avessi tradito i miei compagni, come se avessi deluso tutti. Un rigore era tutto il contributo che dovevo dare alla squadra – ha scritto Rashford – Posso segnare i rigori nel sonno, dunque perché non quello? Nella mia testa ho continuato a giocare fin dal momento in cui ho colpito il pallone, non esistono parole per descrivere come mi sento. Finale. 55 anni. Un rigore. La storia. Tutto ciò che posso dire è che mi dispiace. Vorrei che fosse andata diversamente. Mentre continuo a scusarmi, voglio parlare per i miei compagni. Quest’estate è stata una delle migliori che abbia mai trascorso e voi avete avuto un ruolo in tutto ciò. Abbiamo costruito un gruppo di fratellanza incrollabile. La tua vittoria è la mia vittoria, i tuoi fallimenti sono i miei. Sono cresciuto in uno sport dove mi aspettavo di leggere cose su di me. Che sia per il colore della pelle, per dove sono cresciuto o, più recentemente, per come trascorro il mio tempo libero – prosegue il ragazzo – Posso accettare critiche sulla mia prestazione per tutto il giorno, il mio rigore non è stato sufficientemente buono, avrei dovuto segnare, ma non mi scuserò mai per quello che sono e per dove vengo. Non mi sono mai sentito più orgoglioso di quando ho vissuto la maglia dei Tre Leoni sul petto e vedere la mia famiglia applaudire in una folla di migliaia di persone. Ho sognato giorni come questi. I messaggi che ho ricevuto oggi sono stati positivi e la risposta di Withington mi ha quasi fatto piangere. Le comunità che mi hanno sempre circondato continuano a fare il tifo per me. Sono Marcus Rashford, un uomo di colore di 23 anni di Withington e Wythenshawe, South Manchester. Forse non ho altro, ma almeno ho questo. Grazie per tutti i messaggi gentili, tornerò più forte. Torneremo più forti” ha concluso il calciatore.
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