Andrea Pirlo ha concesso una lunga intervista all’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, affrontando tanti temi d’attualità calcistica. A partire, ovviamente dalla sua stagione in Turchia, dove allenata il Karagümrük: “La squadra è nona, con una gara in meno. Abbiamo il terzo attacco del campionato e Borini ha segnato 15 reti. Sono soddisfatto, ho tanti giovani in crescita, i giocatori ora si divertono”, afferma il tecnico, che ha anche vissuto da vicino il terribile sisma di febbraio: “Troppi morti, tante famiglie nel lutto. Mesi tristi, ma si rialzeranno”.
Sul futuro, però, Pirlo non si sbilancia: “Mi è stato offerto il rinnovo, ma preferisco parlarne a fine stagione. La Serie A? È casa mia, ma le esperienze tra Usa e Turchia mi confermano che è importante guardarsi intorno, conoscere nuove culture. E s’impara da chiunque”. Sulla stagione in corso, invece, afferma: “Il Napoli sta offrendo un gioco spettacolare. La loro è una splendida cavalcata, ,erito di Spalletti, ma anche della politica del club che ha ringiovanito la rosa. Dovrebbero farlo anche altri dando più spazio ai giovani e agli italiani, visto il boom di stranieri”.
Situazione difficie, quella della Nazionale e dell’assenza di giovani dall’alto potenziale: “Sono ottimista, anche se bisogna lavorare duro. Servono norme per valorizzare i nostri talenti, perché la qualità va coltivata. Mancini ha vinto l’Europeo col doppio play, quindi è giusto che continui così, utilizzando chi è più in forma. Le alternative non mancano. Retegui? È partito bene. Non credo, però, ad una crisi nel ruolo di centravanti. Scamacca, Raspadori e Immobile possono dire la loro. Piuttosto capita che nel tempo ci sia più abbondanza in determinati ruoli che in altri”.
Pirlo, tra i migliori registi di sempre, parla anche dei suoi potenziali eredi: “Nel mio ruolo è cambiato tanto il modo di giocare. Mi piace molto De Jong del Barcellona, è fenomenale. Lobotka è il miglior regista della Serie A. Tra gli italiani c’è Locatelli in crescita, ma il salto maggiore lo ha fatto Fagioli, che ha debuttato con me. Sa fare tutto, è un punto fermo della Juve e ha le doti per eccellere in regia. Può essere il nuovo Pirlo, ma meglio essere ricordato come Fagioli”. Sulla sua ex, la Juventus, invece: “I rapporti sono buoni, sento alcuni dei dirigenti rimasti e ho anche visto Andrea Agnelli. Resta la stima reciproca e se ti chiama una squadra la Juventus è certo che tornerei. La stagione in corso? La distanza in classifica dal Napoli non riflette la vera differenza di valori. Hanno pagato i tanti infortuni, ma la rosa resta molto forte”.
Pirlo poi parla di allenatori: “Ancelotti per doti umane e tecniche ha raccolto più vittorie di tutti e in ogni campionato, ma come fai ad indicarlo davanti a Lippi, Conte o Allegri? Guardiola è unico, ama sempre innovarsi. De Zerbi sta facendo bene anche in Premier, mentre in A è interessante la traiettoria di Zanetti, Italiano e Thiago Motta”.
Infine, una disanima sui due quarti di Champions League che vedranno impegnate tre squadre italiane: “Milan-Napoli? In Champions, dai quarti, può accadere di tutto e la musichetta della coppa con le orecchie può ribaltare tutto. Nei miei 10 anni al Milan c’era una mentalità unica. E quella carica c’è ancora nell’ambiente rossonero. Il Dna resta”. Su Inter-Benfica: “I portoghesi sono la sorpresa stagionale. Vanno presi con le pinze. Schmidt applica un gioco dinamico e brillante, ma Inzaghi ha una squadra di primissimo piano: può farsi valere con chiunque. Vale il concetto espresso per Milan e Napoli: vince chi si cala meglio nella parte. L’Inter è esperta. Un’italiana in finale? Sì e magari si può puntare ad alzare la coppa. Io non mi porrei limiti”.