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L’ottantenne gloria del pallone ha poi ricordato i suoi inizi e il tentativo di emulare suo papà, definito come “numero nove e cannoniere, specialista dei gol di testa. Tanto che ha segnato più gol di me“. “L’unica cosa che volevo mi regalasse Dio era diventare bravo per poter giocare come mio padre. Volevo solo essere come lui, non avrei immaginato quello che sarebbe successo” ha raccontato Pelè, soprannome che inizialmente non amava particolarmente e a cui preferiva “Edson”, uno dei suoi nomi, perché omaggio diretto ad una figura importante come Thomas Edison.
Inevitabile poi un commento alla pandemia da Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero. Il Covid “è una cosa che noi esseri umani non conosciamo” per questo “dobbiamo credere in Dio e sperare che passi“, ha detto Pelè, dicendosi grato di aver avuto la possibilità di “passare il messaggio dell’importanza della vaccinazione“.
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