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E’ sempre più difficile la situazione in Palestina e nel suo piccolo anche il calcio ne risente. La nazionale inizierà il proprio cammino in Coppa d’Asia tra due settimane, ma tra giocatori uccisi, stadi distrutti e il campionato che è già stato fermato per via della guerra nella striscia di Gaza, il calcio palestinese fatica maledettamente a trovare la voglia di giocare a pallone. Intervenuto all’AFP, il ct di origini tunisine, Makram Daboub, spiega la complessa situazione che vive la sua nazionale: “I miei giocatori seguono le notizie prima e dopo l’allenamento, sull’autobus, in albergo. Sono sempre in ansia e pensano alle loro famiglie. I tifosi palestinesi contano molto su di noi, sperano in buoni risultati nonostante le difficili condizioni che sta attraversando il nostro popolo a causa dell’aggressione israeliana che ha portato alla cessazione delle competizioni. Ma la verità che abbiamo problemi fisici, tecnici e tattici a causa della sospensione del campionato e della mancanza di competizione, senza dimenticare l’aspetto mentale. Tanti giocatori stanno soffrendo, posso citare tra questi Mahmoud Wadi e Muhammad Saleh. Sono calciatori professionisti e giocano in Egitto, ma le loro famiglie sono a Gaza e le loro case sono state distrutte. Alcuni dei loro parenti sono stati uccisi o sono sfollati. Insomma, i miei vivono in condizioni difficili”.
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