In un Europeo oggettivamente con poche emozioni e match indimenticabili, è la Spagna l’unica nazionale a macinare gioco e gol. Sei vittorie su sei in un cammino tutt’altro che da tappeto rosso. Dal girone con Albania, i campioni in carica dell’Italia, la Croazia semifinalista Mondiale, alla fase a eliminazione diretta contro Georgia, i padroni di casa della Germania e i vicecampioni del Mondo della Francia: le Furie Rosse hanno sempre trovato la via della rete, aggiungendo al classico possesso palla che contraddistingue il loro ‘credo’ calcistico una ritrovata propositività offensiva.
La Spagna approda in finale vincendo e convincendo, superando esami via via più complessi ma senza snaturarsi e scomporsi alle prime difficoltà. Non è successo sul pareggio in extremis della Germania, non è successo sul vantaggio della Francia nei primi minuti della semifinale. La Spagna ne è sempre uscita da squadra ma lasciando il giusto spazio alle giocate individuali dei talenti della propria rosa. E così Lamine Yamal realizza un capolavoro per diventare il più giovane marcatore della storia della competizione, con 17 anni da compiere alla vigilia dell’atto conclusivo del torneo. Poi l’ennesima giocata di Dani Olmo, già eroe nei quarti con gol e assist, per il terribile uno-due inferto a Mbappé e compagni.
Le frecce nell’arco di De La Fuente sono tante e la sua squadra è parecchio futuribile (età media di 26.5 anni nei quarti, 28.2 nell’undici titolare sceso in campo nel turno successivo). Dopo la trafila con le giovanili, il ct spagnolo ha saputo rivitalizzare una nazionale tramortita dall’eliminazione in ottavi ai Mondiali, perdendo una sola partita ufficiale (contro la Scozia nelle qualificazioni agli Europei) in oltre un anno. Nel mezzo il successo in Nations League, poi un percorso ai limiti della perfezione che ha regalato alle Furie Rosse la possibilità di tornare sul tetto d’Europa. Non accade dal 2012, quando l’ultima generazione di fenomeni si sbarazzò dell’Italia di Prandelli per 4-0.