“Sono molto felice, ringrazio il presidente Gravina, la famiglia azzurra e soprattutto il ct per la fiducia riposta in me, qualcosa di non scontato. Il fatto che sia stata scelta una figura come la mia mi inorgoglisce, mi stimola e mi rende un uomo felice. Torno in un ambiente che penso di conoscere abbastanza bene. Spero di dare il mio contributo, un mattoncino, nelle dinamiche che andremo a vivere in futuro”. Queste le dichiarazioni di Gianluigi Buffon nel corso della conferenza stampa di presentazione nella veste di capo delegazione della Nazionale italiana di calcio. “L’eredità di Vialli? Di Gianluca il ricordo è immenso e bellissimo, perché avevamo un rapporto straordinario anche fuori dal campo. Pure quando aveva smesso di giocare ci scambiavamo le maglie. C’era con lui una condivisione totale. Sarebbe presuntuoso e sbagliato pensare di essere fin da subito ai suoi livelli. Cercherò di essere quello che sono sempre stato e per cui sono stato apprezzato”, ha aggiunto Buffon.
Nessun rimpianto per non aver disputato una gara d’addio in azzurro: “No. Ancora adesso mi chiamano per partite di addio ma sono cose che non mi vanno, perché è un qualcosa di malinconico. Devo pensare al presente e al futuro, è stato bellissimo fare il calciatore, ora arriva una nuova avventura”. E sulla decisione di smettere: “Non è stato per nulla difficile, perché sono anche arrivato a un’età che poteva portare a questa decisione. Quando mi sono fatto male (nel finale della scorsa stagione, ndr.) ho capito che era il momento di chiudere. A fine primo tempo, a Cagliari, avevo deciso di smettere: non volevo ‘angustiarmi’ per un altro anno”, ha aggiunto Buffon. “Negli ultimi 3, 4 anni il serbatoio italiano di portieri è cresciuto molto e ce ne sono cinque, sei di un livello elevatissimo, senza toccare Gigio Donnarumma che è un ragazzo consacrato”, ha precisato l’ex estremo difensore della Nazionale.