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“La mia posizione è netta, chiara e categorica: per me il calcio italiano va riformato e vanno cambiate le cose sotto tanti punti di vista. Poi c’è un problema formale, un problema amministrativo: se noi oggi avessimo portato una delibera di commissariamento della Federcalcio saremmo stati oggetto di un ricorso di questi signori che vogliono evitarlo. E così come sono scritte le carte sappiamo che il ricorso avrebbe avuto quasi sicuramente successo. Io non posso esporre il Coni a questo rischio“. Lo ha dichiarato il presidente del Coni Giovanni Malagò al termine della Giunta straordinaria che ha avuto come ordine del giorno una riflessione sullo stato attuale del mondo del calcio.
L’ipotesi del commissariamento non è comunque esclusa, ma solamente congelata in attesa dell’assemblea elettiva della Serie A: “Il 27 novembre è stata convocata una nuova assemblea della Lega di Serie A – ha sottolineato Malagò – Se le caselle andranno a posto entro l’11 dicembre, in bocca al lupo calcio. Se tutto questo non succedesse, il commissariamento non potrebbe essere procrastinato, perché si finirebbe nella straordinaria amministrazione: a quel punto noi dovremmo riconvocare una Giunta e fare le dovute considerazioni”.
“Secondo me non si può non passare da un commissariamento lungo con poteri ampi – ha proseguito il numero uno dello sport italiano – Perché il male è profondo ed esiste alle radici, anche di carattere statutario. Lo statuto della Federcalcio quasi impedisce di cambiare pagina, di riformare questo mondo del calcio. Questo è un dato di fatto. Oggi non si è discusso di Carlo Tavecchio, qui si è discusso della Figc e dello sport del calcio che incide nella società, nell’economia e nella comunicazione. Bisogna moltiplicare le energie e le forze perché siamo stritolati da quello che è successo”.
In queste ore è comunque arrivata la chiamata del numero uno del Coni al presidente dimissionario della Federcalcio: “Ho chiamato Tavecchio perché sono educato e gli ho dato la mia solidarietà su questioni personali, la componente umana prescinde dal ruolo e dalle vicende politico-sportive”.
Malagò è convinto, al momento guidare il calcio italiano è quasi impossibile: “Oggi non ci sono i presupposti per avere un presidente che abbia un consenso, è un dato di fatto, non un problema di pregiudizio. Se anche la persona giusta si candidasse, oggi non ci sarebbero gli strumenti: è come correre una maratona con uno zainetto sopra le spalle”.
Una situazione che è diventata ormai pesantissima anche a livello sociale: “Questa vicenda del mondo del calcio sicuramente coinvolge il sistema paese in modo assolutamente diverso, non confrontabile con qualsiasi altro sport e con qualsiasi altra federazione. E’ un’onda, una piena che coinvolge e travolge tutto e tutti. Sarebbe da persone non serie far finta che non è successo niente, per chi ha responsabilità istituzionali e pubbliche come noi lo siamo”.
“La colpa maggiore di Tavecchio in questa vicenda? A livello tecnico secondo me la scelta dell’allenatore è una scelta legittima – afferma il presidente del Coni – Però altrettanto sicuro è che dovesse esserci un ticket Lippi-Ventura: magari non cambiava niente, però sicuramente Marcello Lippi era nella partita. Questo oggettivamente è stato un errore”.