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Giorni di polemica, di amarezza per una nuova sconfitta che aveva rallentato, almeno a livello di fiducia, il percorso di lenta risalita dopo l’alto toccato con la vittoria degli Europei e pochi mesi dopo il fondo a Palermo contro la Macedonia. Il ko con la Spagna, arrivato con merito ma a un passo dai supplementari, ha portato in dote una quanto mai inutile finalina delle deluse contro i padroni di casa dell’Olanda, ma l’Italia vista a Enschede è tutto fuorchè una squadra svuotata a livello psicologico o addirittura incapace di divertirsi come a lungo e circolato in questi giorni.
Un 3-2 certo non del tutto convincente, ma è un importante ritorno alla vittoria per gli azzurri, che dimostrano sul campo di non aver smarrito il senso del gruppo e di poter contare nell’immediato futuro su pedine importanti nate a fine millennio: basti pensare agli autori del gol, Dimarco e il suo mancino educato fresco di top-11 della scorsa Champions, Frattesi che ancora una volta deve sperare nel Var per vedersi assegnato il gol e stavolta esulta per il primo in Nazionale, lui che si appresta a diventare uomo mercato ambito da tutte le big italiane, e poi quel Federico Chiesa che risponde sul campo con un gol a qualche malumore contro la Spagna e alle voci circa un suo trasferimento sul mercato. Vuole riprendersela, senza se e senza ma, la centralità sia con gli azzurri che con la Juve. Una Nazionale davanti trova tanti spazi e spreca pure tanto, facendo rientrare per due volte in partita la squadra di Koeman, come spesso capita apparsa senza arte né parte, senza capo né coda, con giocatori forti ma che non fanno del tutto la differenza. Ci bucano per due volte ed è forse la difesa il reparto da registrare meglio. Ma per il momento contava vincere e così è: siamo terzi in Nations League, non banale per quello che conta. E a settembre ci tuffiamo con fiducia verso le qualificazioni agli Europei dove è vietato più che mai sbagliare o sperimentare.
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