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La seconda Italia di Spalletti è già con le spalle al muro: a San Siro conta solo vincere con l’Ucraina

Spalletti ritiro Nazionale
Spalletti ritiro Nazionale - Foto LiveMedia/Nicolas Morassutti

Resettare Skopje e ripartire con una vittoria. E’ appena la seconda Italia del nuovo corso di Luciano Spalletti, ma è già una Nazionale con le spalle al muro quella che scende in campo a Milano contro l’Ucraina, temibile per come ha irretito sabato l’Inghilterra e per il fatto che, pur con una partita in più, ci sopravanzi in classifica. Bisogna solo vincere per ripristinare la situazione nel raggruppamento e mantenere nelle proprie mani il destino, anche se con un pareggio potremmo continuare a sperare nel secondo posto, ma bisognerà poi con tutta probabilità vincere in Polonia in casa dei gialloblu al ritorno.

In un girone come questo, e con le prime due che vanno direttamente a Euro 2024, già il solo fatto di doversi prestare a calcoli e combinazioni racconta di un’Italia in enorme difficoltà e alla ricerca di se stessa, di gioco e di identità. Poco, pochissimo tempo per il tecnico di Certaldo, al quale non si chiedono miracoli, ma il pareggio deludentissimo in casa della Macedonia del Nord pesa come un macigno. Niente spettacolo, qualche sprazzo nella prima frazione, poi un gol rocambolesco e da lì in avanti nulla più, fino al pareggio su punizione che rischia di far passare una brutta serata a Donnarumma, che torna al Meazza e rischia di ricevere fischi dai milanisti e persino dai tifosi azzurri in generale.

Non serve essere brillanti, non a settembre, ma occorre essere vincenti, perché fallire anche contro l’Ucraina vorrebbe dire playoff  – e per fortuna che abbiamo vinto il girone di Nations League – con tutte le inside del caso. Di tutto per i tre punti, anche rinunciare a qualche senatore, ammesso ce ne siano in questa selezione azzurra abbastanza rimaneggiata, schierando chi è più in forma e più funzionale in data 12 settembre, contro una formazione, quella ucraina, sicuramente più affiatata e a questo punto senza molto da perdere, consapevole che se dovessero vincere a Milano per noi sarebbe quasi finita. E allora, rispetto all’Italia di sabato sera, servirà quantomeno una versione più coraggiosa, meno pensante ma più di cuore, nel momento più difficile del post Europeo che solo delusioni, dall’esclusione dal Qatar di Palermo alle ripetute sconfitte tra Nations League e Finalissima con l’Argentina. E poi, bisogna anche sfatare quella maledizione pendente su San Siro, teatro della delusione con la Svezia, altra squadra gialloblu. Non c’è appello, Spalletti lo sa: mai come questa volta, forza azzurri.

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