Idea dell’ultimo minuto? Forse. Pretattica? Non si può escludere. Quel che è certo è che per la partita tra Italia e Croazia, decisiva per la qualificazione agli ottavi di finale, Luciano Spalletti rivoluziona non solo l’11 schierato nelle prime due partite con Albania e Spagna, ma anche quell’idea di formazione emersa da Iserlohn nel corso dell’avvicinamento alla gara di Lipsia. Si parlava di un 4-1-4-1 che può diventare 3-4-2-1. E invece Spalletti schiera un 3-5-2 con una novità su tutte: fuori Federico Chiesa, dentro Giacomo Raspadori. A chi chiedeva più profondità e dribbling, Spalletti risponde togliendo l’unico dribblomane vero della nazionale e inserendo una seconda punta purissima che ha qualità e gioco nello stretto, ma che sa capitalizzare la sua rapidità più nel breve che nelle praterie. Insomma, le idee chiare a Spalletti non mancano. Conferme anche per i difensori nonostante la brutta serata con la Spagna. A partire da Giovanni Di Lorenzo, riproposto stavolta in veste di quinto, ma con responsabilità probabilmente meno offensive di quelle riservate a Federico Dimarco sul lato opposto. Spazio poi ad Alessandro Bastoni e Riccardo Calafiori e con loro Matteo Darmian, che sul ruolo del braccetto potrebbe ormai scrivere una tesi dopo gli anni con Simone Inzaghi. Conferme anche per Barella, Jorginho e Pellegrini. In pratica anche il romanista dovrebbe giocare nella posizione occupata nella Roma. Sul fronte d’attacco tocca a Mateo Retegui e non a Gianluca Scamacca. L’attaccante dell’Atalanta ha vissuto la scossa della stagione dopo l’esclusione dai convocati per la tournée americana con 10 gol in 14 partite. L’augurio degli azzurri è che questa panchina porti la stessa carica al centravanti romano. Servono risposte urgenti da parte di tutti, anche dalla panchina.
La rivoluzione di Spalletti contro la Croazia: ecco il 3-5-2 chiesto a furor di popolo, ma senza Chiesa
Luciano Spalletti, Italia - Foto Pasquale Golia/IPA Sport/IPA