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Juventus, Danilo: “Ho combattuto la depressione”

Danilo Brasile
Danilo - Foto LiveMedia/Felipe Mondino

Il capitano della Juventus e del Brasile, Danilo, alla vigilia del debutto nella Copa America, ha scritto su “The Players’ Tribune“, dando uno spunto di riflessione su un problema spesso preso alla leggera nel mondo dello sport, ovvero la depressione, e sulla voglia di vincere che anima i giocatori verdeoro: “Popolo brasiliano, siamo onesti gli uni con gli altri. Comincerò io. Per molto tempo, non siamo stati abbastanza all’altezza. Questo non significa che non ci abbiamo provato, che non ci siamo impegnati, o che non abbiamo sentito il dolore della sconfitta”, scrive Danilo.

“Nessuno sa a quanto ognuno di noi abbia sacrificato per essere qui. Abbiamo rinunciato a tutto per la Nazionale Brasiliana. Siamo un gruppo che ha molta fame e molto orgoglio di rappresentare il nostro Paese ma, allo stesso tempo, vediamo e sentiamo ciò che si dice su di noi. In qualche modo, non siamo stati in grado di dimostrare quanto siamo disposti a sacrificare per questa maglia. L’unico modo per cambiare questa immagine è dare anima e corpo in campo”, prosegue il capitano verdeoro.

Il brasiliano della Juve poi racconta la sua esperienza con la depressione, la quale gli ha fatto dubitare di poter continuare la carriera da calciatore: “Sono umano, non sono sempre stato al mio meglio. Durante la mia prima stagione al Real Madrid mi sentivo depresso. Mi sentivo perso, inutile. In campo non riuscivo a fare un passaggio di cinque metri. Fuori dal campo era come se non riuscissi nemmeno a muovermi. La mia passione per il calcio era scomparsa e non vedevo una via d’uscita. Volevo tornare a casa mia, in Brasile, e non giocare più a calcio. Scrissi sul mio diario: ‘Credo che sia arrivato il momento di abbandonare il calcio’. Avevo solo 24 anni”.

“Non ho detto a nessuno quello che provavo. Casemiro ha cercato di aiutarmi, ma io ho ‘ingoiato il rospo’, come si dice. E il rospo è diventato sempre più grande. Dopo alcuni mesi di sofferenza ho iniziato a vedere uno psicologo, che mi ha davvero salvato la carriera. La lezione più importante che mi ha insegnato è stata quella di vedere il gioco attraverso gli occhi di un bambino”, conclude il capitano della Juventus spiegando come ha superato questo grande ostacolo.

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