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“Il peggioramento, in questa situazione, è generale. Ci sono delle variabili e delle incognite che vanno a coinvolgere club e anche noi. Il tempo per stare assieme è poco, diventa difficile farlo con continuità, ora sarà impossibile. Ma non ci dobbiamo lamentare perché la situazione è questa e dovremo trovare una soluzione“. Paolo Nicolato, commissario tecnico dell’Under 21, parla così delle difficoltà che le nazionali incontreranno a seguito del lungo stop per emergenza coronavirus. “Sarebbe bellissimo se le società potessero attingere al proprio settore giovanile, sarebbe un grande vantaggio per noi – ha aggiunto Nicolato in collegamento con ‘Domenica Sport’, in onda su Rai Radio 1 -. Mi auguro che questa emergenza obblighi tecnici e club a dare la possibilità a un giovane di potersi mettere in evidenza anche nell’ottica di prevenire infortuni e stanchezze dopo un periodo di inattività. Se un giocatore non posso vederlo diventa molto difficile“.
E sui problemi del calcio italiano nell’inserimento dei giovani: “Prima riuscivamo a produrre un grande numero di giocatori e la Nazionale era un punto di arrivo, adesso le giovanili sono un punto di arrivo per giocatori che non giocano nei club e si mostrano in Nazionale“. E ancora: “Le cause sono tante, anche culturali: consideriamo giovani chi ha 24-25 anni mentre all’estero a 21 anni hanno già 100 presenze – ha aggiunto il ct degli azzurrini -. Abbiamo tanti giocatori bravi ma non abbiamo ancora quella quantità di giocatori che ci permetta di pescarne dei nuovi“. “L’anello di congiunzione doveva essere quello delle seconde squadre, dove un calciatore possa crescere in società di livello per poi attutire il salto dalla Primavera ai campionato professionistici“, ha chiosato Nicolato.
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