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L’Italia riparte dalla Nations League: c’è subito la Francia e Spalletti prepara la rivoluzione

Luciano Spalletti Nazionale
Luciano Spalletti - Foto LiveMedia/Massimiliano Carnabuci

Abbiamo lasciato la Nazionale a Berlino, surclassata dalla Svizzera, incapace di incidere, spenta e disastrata. Dopo tre mesi, la ritroviamo al Parco dei Principi di Parigi, dove inizia un nuovo percorso, quello della ben poco prestigiosa – ma in fin dei conti molto utile per diversi motivi – Nations League. Dopo la delusione agli Europei, gli azzurri ripartono dalla Francia, un crash test di quelli che contano per capire se c’è un futuro per questo progetto: un risultato positivo darebbe una spinta niente male a un’Italia a caccia di certezze, di personalità e anche di un abito tattico e degli interpreti giusti.

Tra assenze e scelte del ct, vedremo un undici completamente rivoluzionato rispetto alla debacle agli ottavi di Euro 2024: il modulo, innanzitutto, sarà un 3-5-2 mascherato, con Di Lorenzo, il grande assente nell’ultima partita Calafiori, Bastoni dietro, poi Cambiaso e Dimarco sulle fasce, l’inserimento di Ricci in cabina di regia e con uno tra Fagioli e Tonali subito dal 1′. E davanti, gli uomini sono contati: si parte con la punta vera, Retegui, e Raspadori che gli girerà intorno, cercando di convincere Spalletti che può anche attingere dalla panchina con Zaccagni, sua l’ultima rete della Nazionale, quella illusoria contro la Croazia, probabilmente non ancora con l’acciaccato Kean. Di contro, dovremmo trovare subito Mbappé e tutti gli altri giovani talenti di Deschamps, a cominciare da uno scatenato Thuram partito con quattro gol in tre partite con l’Inter, fino a Maignan e l’altro rossonero Theo Hernandez, finito nell’occhio del ciclone e coi galletti per provare a mettere alle spalle i fatti di Roma.

Una rivoluzione in Francia, senza scomodare precedenti illustri: cambiamenti doverosi visto il fallimento di fine giugno, esperimenti ancora possibili ma senza eccedere, perché la Nations League dà punti per il ranking, è comunque un torneo che assegna un trofeo e può impreziosire la bacheca azzurra, e poi soprattutto in caso di difficoltà nel girone di qualificazione ai Mondiali far bene in questa manifestazione può costituire a posteriori un ancora di salvataggio per andare agli spareggi. Tutti pensieri però prematuri, perché l’Italia non può pensare troppo in là: si guarda all’oggi e oggi c’è la Francia, poi lunedì ecco Israele, e a ottobre ci sarà anche il Belgio prima del girone di ritorno. Sei partite in due mesi per capire chi siamo e cosa possiamo diventare: l’obiettivo è quello di giocare i quarti di finale a marzo, ma innanzitutto è cominciare a convincere e costruire un progetto solido, tutto quello che con Spalletti, arrivato ormai un anno fa, non è ancora stato fatto.

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