[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
Due gol fatti e due subiti in quattro partite. Questo è il bilancio di questa prima esperienza azzurra in Nations League 2018-19 con Roberto Mancini nella veste di commissario tecnico. Ad un anno dal disastro di San Siro contro la Svezia, l’Italia torna in campo alla Scala del Calcio e affronta con un piglio diverso un Portogallo soffocato nel primo tempo dall’avvolgente manovra azzurra. Non basta il bel gioco visto per circa sessanta minuti prima di subire un fisiologico calo contro i campioni d’Europa in carica. Non basta nemmeno il cuore (“Serve più la lucidità dello spirito agonistico”, ha sottolineato Chiellini). Per l’Italia sfuma l’accesso alle final four ma Mancini guarda il bicchiere mezzo pieno: “Oggi c’è stato un passo in avanti”, ha spiegato il Ct azzurro al termine di una partita che ha visto molte conferme e meno crescita su quegli aspetti problematici delle prime uscite stagionali degli azzurri. Ma, come se non fosse bastata la vittoria sulla Polonia, c’è una indicazione chiara e precisa: la Svezia ormai è lontana, l’Italia ha veramente cambiato pagina.
PARADOSSO ATTACCO – Dieci, nove e due gol. Sono i numeri in fase realizzativa rispettivamente di Lorenzo Insigne, Ciro Immobile e Federico Chiesa in questo inizio di stagione. E se per l’esterno della Fiorentina la zona gol deve essere un aspetto da migliorare per compiere il definitivo salto di qualità, per i primi due la soluzione a rete non è mai stata un problema. Almeno in campionato. Sì perché in Nazionale il gol inizia a diventare un tabù da non sottovalutare. L’attaccante della Lazio, spietato killer in maglia biancoceleste, ha rivissuto questa sera la sfortunata notte di Italia-Svezia con un Robin Olsen capace di chiudergli lo specchio della porta nell’occasione più nitida per gli azzurri che avrebbe potuto spalancare le porte del Mondiale di Russia. Stasera un’occasione fotocopia con Rui Patricio al posto dell’attuale estremo difensore della Roma. Cosa succede ad Immobile? La pressione dovuta ai numeri impressionanti in campionato può costituire un problema e Mancini deve poter studiare anche soluzioni alternative. In attesa che Bomber Ciro mantenga il suo livello di prestazioni anche in maglia azzurra.
CHIELLINI DA 100 E LODE – Soltanto sei calciatori hanno collezionato più presenze in maglia azzurra di Giorgio Chiellini. Il difensore firma la sua 100esima apparizione con la Nazionale italiana e lo fa con una prestazione sublime, a testimonianza di una conferma di quanto la difesa sia veramente il punto di forza di questa Nazionale. C’è la sicurezza di un blocco Juve che offre sicurezza e la soddisfazione nel sentirsi coperti anche in futuro: Romagnoli, Rugani e Caldara sono qualcosa in più del semplice avvenire. Senza dimenticare Francesco Acerbi e Gian Marco Ferrari, uno convocato in extremis e l’altro lasciato fuori da Mancini: il difensore della Lazio e quello del Sassuolo non hanno nessuna intenzione di essere i sacrificati nel contesto di sovrabbondanza al centro della difesa. I giovani sono avvertiti.
FINALMENTE VERRATTI – Semplicemente il migliore in campo. Il centrocampista del Paris Saint Germain sfoggia una delle sue migliori prestazioni in azzurro: disegna calcio, nasconde il pallone agli avversari e dà vita alle occasioni più pericolose dell’Italia. Anche l’ipotesi di una difficile convivenza a centrocampo con Jorginho, unico superstite del reparto mediano che sfidò la Svezia, è solo un lontano ricordo. E a completare lo splendido quadretto di un centrocampo sempre più convincente, c’è Nicolò Barella, ormai destinato ad essere il pezzo pregiato delle prossime sessioni di calciomercato.