[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”1132026″]
E’ il più classico degli scontri tra deluse, ma la delusione a questo giro è grossissima. In Turchia, l’Italia torna in campo dopo il disastro di Palermo e lo fa in una partita peraltro inutile, visto che si tratta di una finalina non prevista da alcun regolamento della Fifa ma voluta dall’Uefa soltanto per monetizzare diritti tv, riempire i già intasati calendari, sottoporre a un evitabile rischio contagio i giocatori, e, almeno questo, assegnare qualche punto utile per i ranking. Ranking che però non hanno risparmiato alla Nazionale l’eliminazione dal Mondiale per mano della Svizzera che ci sta sotto ai gironi e poi dai numero sessantasette del ranking della Macedonia in semifinale degli spareggi.
Dunque, a Konya non conta niente, è questo è chiaro. Se avessero chiesto a ciascun componente del team azzurro, la risposta sarebbe stata sicuramente no. Non giocarla, questa partita insensata, ma purtroppo si deve. L’unica fortuna, si fa per dire, è giocarla in trasferta, peraltro sul campo di chi al nostro pari, pur non vantando uno status calcistico di primo livello, si ritrova fuori dal Qatar e schiuma rabbia. Sarà partita vera e non un boicottaggio, non sarà la classica bevuta per dimenticare ma può essere l’occasione per ripartire e riprogettare. Il fuggi fuggi generale – ben sette convocati sono tornati ai propri club – può essere utile in tal senso: provare qualche volto nuovo, i comprimari di questa Nazionale che per tornare a brillare come all’Europeo deve cercare qualche variazione al copione ormai un po’ abusato. Lo farà ancora con Mancini, perché è giusto così. Meno giusto è dover giocare un match con la morte nel cuore, ma tant’è, alle cose turche dell’Uefa si è ormai abituati.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]