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Italia, bene i giovani ma ora serve la vittoria: l’Ungheria parla italiano ed è cresciuta tantissimo

Roberto Mancini
Roberto Mancini, Nazionale - Foto LiveMedia/Fabrizio Corradetti

Altro giro, altra corsa. Da Bologna a Cesena, la distanza è poca così come gli appena tre giorni di riposo in un finale di stagione assurdo con quattro impegni della Nazionale. Il Covid ha costretto a slittamenti e accorpamenti, e la colpa non è di nessuno, ma più che il risultato ora è importante anche non infortunarsi. Poi, però, c’è il lato sportivo da tenere in considerazione: l’Italia affronta l’Ungheria, che ha gli stessi colori della bandiera azzurra ma rovesciati, che parla italiano anche perché il ct è Marco Rossi, che tanto bene ha fatto in questi anni e che ha fatto crescere parecchio una selezione finita in un vicolo cieco un decennio fa.

Ma i ragazzi di Mancini devono finalmente tornare alla vittoria. Dopo i disastri tra Nations League chiusa in semifinale, esclusione dal Mondiale e batosta nella finalissima con l’Argentina, era già stato fatto il funerale al progetto. Poi, però, sulle ali dell’entusiasmo che solo i giovani come Gnonto, i veterani ma non in Nazionale come Pellegrini, i futuri punti fermi come Bastoni possono dare, è arrivato il pareggio beffa con la Germania del Dall’Ara che lascia però belle speranze sulla possibilità di rialzare la testa e di rilanciare la situazione.

Per trovare maggiori consapevolezze, contro i magiari tocca vincere e convincere. I giovani, lo spirito e quant’altro visto con i tedeschi sono sicuramente aspetti positivi, ma stavolta conta la vittoria, anche in chiave girone. Bisogna portar via i tre punti dal Manuzzi, che peraltro porta benissimo agli azzurri. L’ultimo precedente assoluto con l’Ungheria, però, finì amaramente per noi, con una sconfitta in amichevole nel 2007 ininfluente. A quindici anni di distanza, proprio come quella volta, ci troviamo in un momento di appannamento dopo aver vinto un titolo (era il Mondiale, l’anno scorso l’Europeo). La storia, però, va invertita: bisogna battere gli ungheresi, perché la rinascita non può realizzarsi in modo compiuto senza i risultati.

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