Continua a generare polemiche la presenza di Israele tra le Nazionali che, da marzo 2025, parteciperanno alle qualificazioni per i Mondiali del 2026. Stride, infatti, come il trattamento riservato a Israele per il conflitto con la Palestina, in cui si è macchiata di diversi crimini contro l’umanità , sia completamente diverso rispetto alle sanzioni che vennero messe in atto (e che proseguono tutt’ora) nei confronti della Russia per l’invasione in Ucraina. L’ultimo a prendere posizione è l’ex ct della Norvegia, Egil Olsen, che alla luce del sorteggio della scorsa settimana, che ha messo la Nazionale nordica proprio nello stesso girone di quella israeliana, ha commentato: “Bisogna fare il possibile perché Israele venga sanzionata”. Parole che si aggiungono a quelle pronunciate dal presidente della Federcalcio norvegese, Liz Klaveness: “Nessuno di noi può rimanere indifferente agli attacchi sproporzionati a cui Israele ha sottoposto nel tempo la popolazione civile di Gaza”.
Israele possibile avversaria dell’Italia
Come detto, Israele farà parte del Gruppo I, insieme a Estonia, Moldavia e, appunto, alla Norvegia. Quello che bisogna ricordare, altresì, è che in questo girone potrebbe rientrare anche l’Italia. Infatti, gli Azzurri conosceranno le proprie avversarie nel percorso verso i Mondiali dall’esito dei quarti di finale di Nations League contro la Germania. In caso di vittorie, gli uomini di Luciano Spalletti verranno inseriti nel Gruppo A, con Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo. In caso di sconfitta, invece, Donnarumma e compagni entreranno nel Girone I.
A febbraio la richiesta di dodici Paesi alla FIFA
A febbraio, sulla questione e sull’opportunità che la Nazionale israeliana prendesse parte sia alle qualificazioni per i Mondiali che a tutte le altre competizioni calcistiche si sono espressi anche dodici Paesi. Tra questi, Palestina, Arabia Saudita, Giordania, Qatar, Iran ed Emirati Arabi, che si sono rivolti direttamente alla FIFA. L’organo di governo del calcio mondiale non si è ancora espressa a riguardo. Di fatto, la FIFA prende tempo aspettando un segnale dal mondo della politica.