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Donnarumma e non solo: quando il campione azzurro riceve i fischi del pubblico italiano

Gianluigi Donnarumma Nazionale
Gianluigi Donnarumma - Foto LiveMedia/Emmanuele Mastrodonato

“Un po’ di delusione c’è”. Gianluigi Donnarumma non ha mai digerito i fischi ricevuti a San Siro in occasione delle partite dell’Italia contro Spagna e Inghilterra. Stasera, alle 20:45, c’è il rischio di una terza contestazione in maglia azzurra a due anni dall’addio turbolento al Milan, mai perdonato dai tifosi rossoneri nonostante il colpo Maignan che non ha mai fatto rimpiangere l’estremo difensore del Psg. All’appuntamento del ‘Meazza’ Gigio arriva con la solita pressione e con il peso per l’errore commesso nel finale del match con la Macedonia. Spalletti in conferenza stampa lo ha difeso: “Domani giocherà. Il portiere paga ogni minimo errore che fa, è normale si possano commettere degli errori se di errori si vuole parlare. Poi a lui non viene perdonato il fatto di essere un ragazzo prodigio, che ha bruciato le tappe perché gli è stato donato questo talento, questa qualità”.

Di certo, Donnarumma non è il primo ad essere stato fischiato in azzurro. Nel 2018 fu Leonardo Bonucci ad essere stato bersagliato: “Sono dispiaciuto, perché San Siro era pieno e all’inno era da brividi. Credo sia stato superfluo fischiare ogni mio intervento nel primo tempo…”. Ma non solo attualità. A Pisa nel match che aprì il 1989 l’Italia fu fischiata nel match contro la Danimarca vinto 1-0. A fine gara Vicini non nascose la sua delusione: “Il pubblico è stato molto delicato con i danesi, non sono stati fischiati loro che per venti volte hanno passato palla al portiere. E siamo stati fischiati noi che lo abbiamo fatto una volta sola nel finale”, disse.

Ancora prima, in un test d’allenamento tra gli azzurri e una rappresentativa di Serie B, il pubblico di Firenze rivolse fischi all’indirizzo di Franco Causio, che per protesta chiese il cambio: “Non ho capito perché mi stavano fischiando, non ho rubato il posto a nessun giocatore della Fiorentina”, le parole dello juventino riportate dal Corriere della Sera del 20 dicembre 1974. Un episodio ancor più clamoroso si registrò nel febbraio del 1971 contro la Spagna, quando al Sant’Elia di Cagliari il pubblico di casa non aspettava altro che vedere all’opera gli idoli locali, Albertosi, Domenghini e soprattutto Riva. E invece in campo scesero Zoff, Mazzola e Prati. Tre fuoriclasse, ma che furono beccati da una parte di pubblico cagliaritano al punto che l’arbitro francese Franciel chiese spiegazioni a Facchetti sulla ragione della contestazione. “Ero preparato ad una simile accoglienza”, ammise Mazzola.

Qualche anno più tardi fu il laziale Chinaglia il destinatario di alcuni fischi a Como in una partita in famiglia degli azzurri. Anche qui per una faccenda legata alla geografia del tifo. Il pubblico lombardo voleva Boninsegna, in quel momento in ritardo nelle gerarchie rispetto al bomber biancoceleste. Che però non soffrì affatto la reazione del pubblico: “Pare che niente più dei fischi riesca a caricare il cannoniere”, l’eloquente commento di Gianni De Felice sulle colonne del Corriere della Sera.

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