La positività al Covid-19 di Cristiano Ronaldo ha scatenato una vera e propria polemica in Portogallo. La notizia arrivata come un fulmine a ciel sereno nel pomeriggio di mercoledì 13 ottobre ha sollevato ancor di più il polverone in merito al rispetto del protocollo anti-contagio. In Portogallo, infatti, si sottolinea come negli ultimi giorni si siano viste alcune scene censurabili come il selfie di Ronaldo che immortalava i compagni a tavola tutti stretti e senza mascherina, le strette di mano senza lavarsi le mani e una vicinanza eccessiva. “Qualcosa non ha funzionato – dice ad ‘A Bola’ Maio Freitas, uno dei più noti epidemiologi portoghesi -. Il virus ha una grande capacità di trasmissione ogni volta che le persone non hanno un’adeguata distanza sociale o non usano una mascherina. Se le due ragioni sono combinate, il rischio è maggiore“.
E ancora: “Tuttavia, una persona può essere infetta e non essere un importante trasmettitore del virus. Qualcosa non ha funzionato, in questo caso – ha aggiunto l’epidemiologo -. Nonostante la bolla, ci vuole solo un momento di distrazione perché qualcuno si contamini. Questo virus non è matematica. Se lo fosse, lo controlleremmo in modo più perfetto” . “L’incubazione – prosegue Freitas – dura fino a 14 giorni, anche se più spesso tra 3 e 8 giorni. Ma succede anche che l’infezione si trasmetta nei 14 giorni: i rischi sarebbero pari a zero solo se si entrasse in una specie di prigione“. Nel bel mezzo della polemica tuona anche Gustavo Tato Borges, vicepresidente dell’associazione medici di salute pubblica: “Quell’immagine di lui a cena con tutta la squadra, ieri… È probabile che durante la prossima settimana alcuni di questi giocatori, ovvero quelli che gli erano più vicini a questa cena, come Pepe, Sergio Oliveira o Cancelo, possano essere contagiati“, ha detto a Record.