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Antonio Conte è nella hall of fame del calcio italiano. Un “motivo di orgoglio, una grande soddisfazione”, spiega il tecnico del Tottenham, quinto Ct dopo Sacchi, Trapattoni, Lippi e Mancini a ricevere questo riconoscimento nella categoria ‘allenatore’. “Significa affiancare personaggi che hanno fatto la storia del nostro calcio”, spiega l’ex Juve e Inter. Nelle vesti di allenatore ha raggiunto due promozioni in serie A sulla panchina del Bari e su quella del Siena, con la Juve tra il 2011 e il 2014 si è confermato campione d’Italia per tre stagioni consecutive, oltre ad avere vinto due Supercoppe italiane; quindi con il Chelsea ha trionfato nella Premier League e nella FA Cup e con l’Inter si è laureato campione d’Italia. Da Ct ha guidato l’Italia fino ai Quarti di finale del Campionato Europeo 2016. Una carriera importante, ricca di trofei sia da tecnico che da calciatore. “Penso – spiega Conte – che alla fine il riconoscimento sia stato dato considerando entrambe le mie carriere, sia quella di calciatore che quella da allenatore, anche perché in tutti e due i casi ho avuto un percorso importante, con la fortuna e la bravura di vincere praticamente tutto quello che c’era da vincere. Purtroppo è mancato solo qualcosa con la Nazionale, considerando che sono stato vice campione del mondo e d’Europa. Da allenatore sto cercando di ripercorrere lo stesso percorso importante”.
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Sulla Nazionale: “Entrare a Coverciano – conferma – è sempre una grandissima emozione. Da quando arrivi al cancello, il centro tecnico suscita emozioni forti, soprattutto perché ci ho vissuto prima da calciatore, ma anche e soprattutto da Ct della Nazionale, che è un’emozione unica. Coverciano per me è stata e sarà sempre casa mia”. Su Lele Oriali: “Ho avuto il piacere di conoscerlo solo quando sono arrivato in Nazionale, successivamente abbiamo vissuto insieme due anni fantastici all’Inter, culminati con lo scudetto. Mi ha aiutato tanto in entrambe le situazioni, è una persona che riesce a dare sempre un valore aggiunto al team, soprattutto all’allenatore, è un grande lavoratore e un uomo di cui puoi fidarti, uno che antepone sempre gli interessi del club o nel caso della Nazionale ai propri, uno che si dedica totalmente al gruppo. Siamo molto simili e c’è grande stima tra noi, anche con lui quando c’è la possibilità ci frequentiamo fuori dal campo, con le famiglie”. C’è una qualificazione mondiale da conquistare: “Sicuramente non siamo stati fortunati, sia nel girone che nel sorteggio. Però siamo l’Italia e sappiamo benissimo cosa fare, siamo noi i Campioni d’Europa, non dimentichiamolo. Certo, non sarà semplice, perché le due squadre più forti tra quelle finite ai play off sono proprio Italia e Portogallo, però ritengo che abbiamo le carte in regola per andare ai Mondiali. Dobbiamo andare ai Mondiali”.
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