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“I giocatori come Riva sono come i classici, avrebbe potuto giocare in qualsiasi epoca e sarebbe stato forte comunque. E’ stato l’unico giocatore al mondo che a quell’epoca ha avuto la forza di rifiutare per tre volte un trasferimento. Solo lui c’è riuscito, perché in quegli anni il calciatore non aveva nessun potere, era una proprietà della società che decideva per lui”. Lo dice di Gigi Riva, scomparso ieri a 79 anni, Gianni Rivera, intervistato dal “Corriere della Sera”. “Il primo pensiero è che abbiamo percorso tanta strada assieme, e che è stato un bel periodo. Siamo stati sempre bene assieme. Avevamo un ottimo rapporto, ma per davvero – assicura l’ex fuoriclasse del Milan e della Nazionale – Aveva un carattere molto forte, deciso, ma io non l’ho mai visto litigare con nessuno. Per la verità nessuno dei miei compagni di Nazionale dell’epoca era tipo da litigare. Lui per carattere era abbastanza chiuso in se stesso, dopo l’incarico di dirigente accompagnatore in Nazionale si è come autoescluso. No, non lo sentivo mai, aveva scelto di vivere a Cagliari tra casa e il bar vicino a casa, e di lui non ho saputo più niente. Credo avesse già qualche problema di salute, quando ha rinunciato a un incarico importante in Federazione. Non è facile rapportarsi con uno – conclude Rivera – che si mette in un angolo”.
Dello stesso avviso anche Roberto Boninsegna, intervistato da Repubblica:“E’ stato il più grande attaccante italiano di sempre, non ho nessun dubbio su questo. Lo dicono i numeri in Nazionale, il suo record di gol ancora imbattuto dopo mezzo secolo. Lo dice la sua carriera, lo diceva il suo modo di stare in campo, di fare paura agli avversari con la sua sola presenza. Una vera forza della natura. Era nato per il calcio ed è come se il calcio fosse stato inventato per uno come lui”.
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